Capua, CRONACA

CAPUA. UNO STAZIONAMENTO DEGLI AUTOBUS DA QUARTO MONDO

Non mi capitava di andare allo stazionamento degli autobus di Capua da molto tempo. Ci sono capitato per caso e spiego perché. Nella mattinata di giovedì 17 marzo mi sono portato alla stazione ferroviaria di Capua, per accompagnare un amico diretto a Napoli. Il display luminoso dell’orario ferroviario segnalava un ritardo iniziale di 5 minuti, divenuti successivamente di dieci minuti e dopo qualche tempo di venti. Presagendo un ritardo di indefinibile durata, il mio amico si è fatto accompagnare allo stazionamento degli autobus, sito nei pressi dell’area mercatale. Giunti in loco, vero le ore 08,25, notavamo un bus parcheggiato, ma chiuso, col cartello indicante Napoli, come località di destinazione. Poiché nei pressi non si notava il relativo conducente ed il box della società di autotrasporti non era presidiato da alcun addetto, domandavamo all’unica persona presente nel piazzale – una giovane donna-, dove si facevano i biglietti. La stessa, molto gentilmente, oltre ad indicarci l’orario di partenza dell’autobus per Napoli, ci riferiva che, se lo desideravamo, potevamo comprare da lei i relativi titoli di viaggio. Abbiamo annuito ed il mio amico, con somma meraviglia, si è visto corrispondere il biglietto. Ho domandato alla ragazza se era una dipendente della società di trasporto e la stessa – esibendo un tesserino poco visibile, perché parzialmente coperto dal giubbotto che indossava, che la indicava come tale – ce ne dava conferma. Facevamo rilevare che probabilmente sarebbe stato meglio indossare o portare seco dei segni distintivi esteriori più evidenti, magari una casacca recante il logo aziendale, per indirizzare meglio i potenziali utenti abbisognevoli di informazioni. Credevamo, infatti, di aver chiesto delucidazioni ad un altro viaggiatore ugualmente in attesa; in realtà si trattava di un dipendente della società di autotrasporti operante in loco per svolgere le incombenze connesse alla propria funzione. A questo punto, caro lettore ti domanderai perché non ci siamo diretti al box della società di autotrasporti, collocato in bella vista in prossimità del marciapiedi che prospetta su via Napoli. Ebbene, esso era chiuso ed impresenziato, con i vetri rotti e con all’interno rifiuti di ogni genere.

Le foto del manufatto sono eloquenti e rendono il concetto del suo degrado meglio di mille parole. Come si può notare, non risultano esposti gli orari, mentre, in maniera beffarda, sulla sommità del gabbiotto una tabella indicava le innumerevoli tratte servite dalla società di autotrasporti.

Il box, che dovrebbe essere utilizzato per la vendita dei biglietti e come ufficio informazioni, sembra un residuato bellico che farebbe brutta figura pure nell’area di stazionamento di un paese del quarto mondo, in quanto si presume che una consimile rovinosa condizione di scadimento dei servizi pubblici non è riscontrabile da nessuna parte. In assenza di un orario, come si pretende che un cittadino si possa porre in attesa di una fantomatica corsa? E di sera, trattandosi di una zona poco frequentata, la sensazione di abbandono e di scoramento si dilata a dismisura. Una riflessione si impone al cospetto di tanta sciatteria: tutto ciò avviene in quanto chi ha la responsabilità, a livello apicale, di quell’azienda di trasporto, non ha mai preso un bus negli ultimi anni. Altrimenti avrebbe capito il disagio ed il disorientamento dei tanti studenti, impiegati ed operai che giornalmente sono costretti a servirsi dei mezzi pubblici. Il vero manager cerca di vivere sulla propria pelle l’esperienza di viaggio della sua potenziale utenza, per intercettarne al meglio le esigenze ed i propri bisogni. Invece, pare che a nessuno freghi niente delle istanze di mobilità di un così vasto bacino di utenza. E se i trasporti pubblici non sono capaci di assolvere, neanche in maniera minimale, alla loro funzione, non ci dobbiamo meravigliare se il cittadino è giocoforza costretto a servirsi del mezzo privato, con dispendio di risorse economiche, maggiore inquinamento ambientale e correlata sottoutilizzazione dei mezzi pubblici che girano mezzo vuoti per la nostra sfortunata provincia, a fronte di un forte bisogno di mobilità pubblica; bisogno tuttora non intercettato nella sua reale dimensione quantitativa, perché scoraggiato e frustrato nel suo compiuto dispiegarsi, a fronte di così lapalissiani segnali di degrado e di inefficienza.

CONDIVIDI

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*