In data 20 marzo del corrente anno pubblicammo l’articolo “Capua. Uno stazionamento da quarto mondo”. Segnalammo innumerevoli inconvenienti, quali la mancanza di un orario delle corse assicurate dai mezzi pubblici, la chiusura del box adibito ad ufficio del sito di stazionamento ove un tempo c’era un presidio del personale della società di autotrasporti, per la vendita dei biglietti e, naturalmente, anche per dare informazioni all’utenza che ne fosse stata abbisognevole, e la difficoltà a riconoscere il personale che, nei pressi del posteggio degli autobus, è preposto alla vendita dei biglietti. Da allora bisogna dire che qualcosa è cambiato, nel senso che il dipendente preposto a dare informazioni ai viaggiatori ed alla vendita dei biglietti è facilmente riconoscibile, mercé l’esposizione di un cartellino aziendale di riconoscimento. Lascia perplessi, però, che il personale in questione debba svolgere le proprie incombenze in maniera così precaria, se si tiene presente che in loco è tuttora sussistente il box, un tempo adibito ad ufficio, seppure malconcio al suo interno, come emerge dalle foto a corredo del presente articolo, che attualizzano al decorso giorno 29 aprile la situazione riscontrata: basterebbe risistemarlo alla meno peggio per farlo divenire di nuovo il punto di riferimento dei tantissimi pendolari che colà affluiscono per essere smistati verso il capoluogo casertano, i paesi del litorale domitio o quelli dell’alto casertano. La scorsa settimana, precisamente martedì 26 aprile, l’addetto allo stazionamento era sprovvisto dei biglietti per quanti erano diretti a Napoli. Anche la rivendita dei titoli di viaggio ne risultava sprovvista. Un tizio, in quella data, doveva prendere il bus delle ore 10,30, diretto nel capoluogo partenopeo. Avendo saputo della mancanza dei biglietti per quella destinazione, faceva le sue giuste rimostranze al dipendente della società di autotrasporto, preposto a tale incombenza, il quale, comprendendo le esigenze rappresentate, decideva di accontentarlo, per fargli prendere il bus, fornendogli titoli di viaggio per altre località per un ammontare pari a quello che avrebbe dovuto corrispondere per la località richiesta. Finalmente, nel corso della settimana, sono ritornati disponibili i titoli di viaggio, essendo stata tempestivamente rifornita la viciniore rivendita. Permane, però, lo scempio del box dello stazionamento: vetri rotti, scritte oscene ed arredo interno devastato. Cristo si è davvero fermato a Capua, perché anch’egli si sentirebbe smarrito e perso in quel luogo, così come attualmente strutturato, allorché, in alcune fasce orarie, quali quelle serotine, rimane impresenziato. La sera, infatti, quando il piazzale del posteggio degli autobus rimane pressoché deserto, aumenta l’angoscia dei pochi pendolari in sosta presso di esso, non solo per l’assenza del personale aziendale e la mancanza degli orari delle corse, quanto anche per la scarsa illuminazione del sito. Immaginate l’afflizione di chi si trovi, la sera, in quel luogo in penombra, ove non c’è anima viva a cui rivolgersi per chiedere informazioni o ragguagli, salvo la compagnia di qualche altro sventurato viaggiatore anch’egli desolato per le medesime ragioni: essere lì, nel luogo deputato a dare assistenza ai viaggiatori e non trovare alcun interlocutore per sapere a che ora arriva l’autobus desiderato per raggiungere la località di destinazione. Che beffa! Sulla parte sommitale del box troneggia, in bella vista e tuttora integro, il cartello riportante le innumerevoli località raggiungibili da Capua; peccato che non siano riportati gli orari delle corse. Qualche avvilito pendolare, in quel luogo degradato, ha voluto fornire la testimonianza del suo scoramento, annotando sulle pareti del box frasi blasfeme, che, per la loro sconvenienza, non si riportano, ma che sono leggibili nelle foto a corredo di questo articolo. Quelle frasi sintetizzano, meglio di mille parole, da una parte, lo scadimento del luogo e del servizio pubblico di trasporto assicurato e, dall’altra, la sfiducia e la rassegnazione del bacino di utenza.