CRONACA, CULTURA

Curiosità storiche: Tombe di soldati polacchi caduti nella prima guerra mondiale nel cimitero di S. Maria C.V.

Nella mattinata del 15 di questo mese mi sono portato al cimitero di S. Maria C. V. per motivi di ricerca storica, in ordine all’eventuale presenza presso quel luogo sacro di un sacrario dedicato ai soldati caduti nella battaglia del Volturno del settembre, ottobre e primi giorni del mese di novembre del 1860, periodo in cui si concludeva la spedizione dei Mille. Come è noto sono tre i sacrari dedicati ai caduti garibaldini: uno a S. Angelo in Formis, uno a S. Maria C.V., all’interno della villa comunale, ed uno ai ponti della Valle di Maddaloni, proprio sotto il famoso acquedotto vanvitelliano. Presso il cimitero sammaritano volevo acquisire ulteriori notizie, in quanto dei caduti dell’esercito borbonico non risulta alcunché. E’ vero che, nelle guerre, dei perdenti nessuno si cura, ma mi sembrava strano che dei soldati borbonici non risultasse neanche il luogo collettivo della loro sepoltura. Giunto al cimitero di S. Maria C.V., chiedevo del custode al quale rivolgevo le mie richieste di informazioni. L’addetto a tale incombenza mi confermava quanto già sapevo, ma ci teneva a precisare che, invece, presso quel luogo sacro vi era il cimitero militare polacco che, tra l’altro, era stato completamente restaurato circa due anni fa, su richiesta ed a spese dell’ambasciata o del consolato polacco in Italia. Mi indicava che era facile arrivarci, indicandomi il primo varco a sinistra, rispetto alla chiesa madre ed all’ingresso principale. Poiché quello non era il mio intendimento iniziale, siccome alla ricerca dei sacrari della battaglia del Volturno, ero indeciso sul da farsi, anche in relazione alla calura della tarda mattinata. Mentre stavo rimuginando di rinviare quella visita ad altra data, attesa la curiosità che aveva destato in me quella notizia, sopraggiungevano due donne, dall’apparente età di 30/35 anni, trafelate a causa della calura, provenienti dai varchi di accesso al cimitero, quelli siti sul lato destro di esso, che, in mia presenza, richiedevano del custode; questi, che si trovava ancora con me, nel confermare il suo incarico, si rendeva disponibile circa le loro personali necessità. Con mio sommo stupore le stesse richiedevano del cimitero polacco. Al riguardo, il custode forniva le stesse notizie che mi aveva dato qualche istante prima, puntualizzando che lo stesso si trovava accedendo dal primo varco (lato sx, rispetto all’ingresso principale) e sul lato destro, appena entrati nel luogo sacro. A questo punto, colpito dalla singolare coincidenza, ho rotto ogni indugio, e mi sono proposto di fare da cicerone alle due donne, di cui una dai capelli neri ed una dai capelli rossicci. Accettavano di essere accompagnate; soltanto la donna dai capelli neri interloquiva con lo scrivente, chiarendomi, su mia richiesta, di essere entrambe di nazionalità polacca e di essere venute presso quel cimitero in quanto la sua amica voleva fare visita, per la prima volta, ad un suo parente colà sepolto. Appena superato il varco indicato, notavo sul lato destro, due quadrati delimitanti circa 120 tombe, tutte recanti nomi di soldati polacchi, riportanti quasi tutte il segno della croce con l’indicazione dell’anno 1918 (solo alcune tombe infatti recavano l‘anno 1919). Al momento pensavo di essere al cospetto di un sacrario ove erano state raccolte le spoglie di soldati polacchi, nati nel 1918 e deceduti nel corso della seconda guerra mondiale. La mia interlocutrice, spiazzandomi, mi rispondeva che quelli erano i caduti della prima guerra mondiale e che il segno della croce, anteposto alla data, indicava il giorno della loro morte e non quello della loro nascita. Mentre facevo una ricognizione tra le tombe, notavo che l’altra donna, con certosino impegno, stava eseguendo una sistematica ricerca tra le sepolture. Dopo alcuni minuti l’ho vista inginocchiarsi davanti ad una tomba e pregare a lungo. Aveva evidentemente trovato il suo parente, probabilmente il suo bisnonno, caduto in Italia e per il quale aveva fatto un così lungo viaggio per cercarlo e per elevare una preghiera alla sua memoria. Volevo chiederle qualcosa circa il preciso vincolo parentale che la legava al soldato sepolto in quel sacrario e alle sue vicissitudini, se eventualmente le avesse conosciute, ma non ho voluto turbare quel momento di raccoglimento e di profonda mestizia, né tantomeno ho voluto violare la sua privacy, limitandomi a riportare soltanto la lettera iniziale del suo congiunto: la lettera “B”. Il cimitero polacco si trova nella parte più vecchia del camposanto sammaritano ed è praticamente impresenziato. Ho lasciato le due donne polacche alle loro orazioni, dopo aver posto un’ultima domanda, ma soltanto per averne una conferma: che cosa significavano le due parole “Zolnierz polski” anteposte ad ogni cognome, avendo intuito che esse non potevano che significare “Soldato polacco”. Dopodiché, avuta conferma che si trattava esclusivamente di soldati polacchi, mi congedavo da esse, cercando di capire se avevo capito bene io o si era espressa male la mia interlocutrice circa l’anno 1918, che secondo il mio avviso doveva intendersi l’anno di nascita di quei soldati, mentre la loro morte doveva ricondursi al secondo conflitto mondiale. La risposta l’ho trovata nello stesso cimitero, in una lapide collocata sulla parete di un cappellone, che reca la seguente epigrafe “Ai Polacchi morti qui. All’alba della redenzione della Polonia mentre s’accingevano a combattere per la causa comune gli amici della Polonia a Napoli offrono questo perenne ricordo della fraternità ITALO-POLACCA (Seguono i dati anagrafici dei soldati defunti)”. Dalla presenza dei fasci littori ai due lati della lapide e dalle lettere MCMXVIII – MCMXXXV, XIV E.F., possiamo dedurre che essa fu apposta nell’anno 1935, anno 14° dell’era fascista, in ricordo dei soldati polacchi che combatterono a fianco dell’Italia, nell’anno 1918. La mia interlocutrice si era, dunque, espressa bene: erano veramente i caduti polacchi della prima guerra mondiale e l’anno 1918, era quello della loro morte e non quello della loro nascita come io avevo erroneamente inteso a primo acchito. La ferma convinzione che fossero militari polacchi caduti nel secondo conflitto mondiale non mi aveva fatto riflettere abbastanza sul segno della croce che, sulle tombe, indica la data della morte. L’incontro con quelle due donne mi ha fatto molto riflettere: a 124 anni dalla morte di un giovane soldato c’è ancora un parente che vuole ricordarlo nelle sue preghiere, proprio nel luogo ove sono raccolte le sue spoglie mortali, e quel fortuito incontro rende meglio di mille parole la disumanità delle guerre che vedono tanti giovani, nel fiore dei loro anni migliori, morire per un ideale, spesso dimenticato dalle nuove generazioni. Ed io ne sono stato la prova vivente, perché ignoravo finanche l’esistenza di quel sacrario situato a pochi chilometri dal mio domicilio. Mi riservo di fare un seguito al presente articolo per comprendere come mai quei giovani soldati, caduti nel corso della prima guerra mondiale, che si è svolta a ridosso dell’arco alpino, siano stati poi sepolti nel cimitero di S. Maria C.V., luogo così distante dal quel teatro di guerra. Su internet ho trovato delle scarne notizie che, in qualche modo, chiariscono questo mistero (il tutto è, comunque, da ricondurre alla posizione geografica dei territori abitati dai polacchi, che, durante la prima guerra mondiale, facevano parte dell’impero austroungarico), in ordine al quale occorre fare qualche ulteriore approfondimento.

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