L’area nel piano di protezione civile (solo su carta) dovrebbe accogliere cittadini in caso di evento calamitoso, ma ci sono solo rifiuti e sterpaglie
Capua. Un giallo nel giallo. Non si cerca solo un assassino, ancora in libertà. Si tenta pure di capire come sia possibile che una struttura sportiva, benché in stato di degrado, sia stata meta “residenziale” di rom e di qualche sfortunato barbone. Ma soprattutto si vuole dare un senso – e non ci si riesce – all’incredibile storia di disagio sociale di un cittadino romeno, 62 anni, Petru Montean, che – affetto da una disabilita grave – è stato ucciso nel silenzio di tutti, tra fredde e sporche mura, come un cane investito e abbandonato a terra dal suo aguzzino a pochi metri dalla sua carrozzella. I carabinieri sono impegnati nella ricerca del nipote, il figlio della sorella, irreperibile da alcuni giorni. Qualcuno però – compreso lo scrivente – vuole anche anche capire come sia possibile che uno stadio sportivo sia da anni occupato da ignoti e abusivi abitanti e nessuno – come pure i politici delle ultime tre amministrazioni, a partire dalla debacle dall’Agisacc – si sia degnato di recuperare la struttura, quantomeno per adeguarla in funzione della sicurezza del territorio. Se un giorno – e facciamo gli spergiuri del caso – la città sarà investita da un terremoto, e’ giusto anche sapere che quel campo sportivo non potrà essere utilizzato come area di accoglienza o per l’allestimento di una tendopoli. Le strutture e l’ex campo di calcio, ormai sepolto da una coperta di sterpaglie, sono inutilizzabili. Nel degrado e nell’indifferenza istituzionale, c’è tuttavia chi nel tempo ha provato a trovarsi una dimensione, l’ultimo dei quali – ma crediamo che non fosse solo – è stato proprio Petru, uno sfortunato romeno che, in carrozzella e con i suoi cani, era solito girovagare ai margini di via Giardini. Colpito da ictus e con seri problemi di deambulazione, abbandonato da tutti, il sessantaduenne non ha avuto neppure la forza di reagire alla brutalità del suo assassino. Neppure i suoi cani che – aggressivi con le forze dell’ordine e non con l’omicida – sono testimoni di un delitto consumato nell’ambito di una stretta cerchia di persone, forse tutte residenti nel complesso. A questo punto, ci chiediamo. Abbiamo un numero preciso, con rispettive identità, degli stranieri – comunitari e non – che abitano nel territorio capuano? L’interrogativo nasce per un fatto di sicurezza e controllo, ma soprattutto per l’accertamento della fragilità che – come per Petru – non possono passare in secondo piano, neppure quando si è abusivi.