Il 16 giugno c. a. pubblicammo un articolo dal titolo: TOMBE DI SOLDATI POLACCHI CADUTI NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE NEL CIMITERO DI S. MARIA C.V..
Lo scritto è reperibile nella voce rubriche di questo giornale on/line, con l’intendimento di fare un seguito in quanto al momento della sua redazione non erano chiari alcuni elementi, in ordine ai quali si desiderava eseguire un doveroso approfondimento. Nel cimitero di S. Maria C. V., nella parte vecchia, esiste un cimitero militare, che accoglie i militari polacchi caduti durante la prima guerra mondiale, restaurato alcuni anni addietro a cura dello Stato polacco, per il tramite delle proprie rappresentanze diplomatiche. Il sacrario si presenta, infatti, in buone condizioni, nonostante che le sepolture colà accolte retrodatino a 104 anni addietro. Evidenziammo che le date di morte erano molto ravvicinate tra di esse, quasi come se quei soldati fossero rimasti vittime dello stesso evento mortale. Non mancammo di annotare che nei pressi delle sepolture, sulla parete di una vecchia cappella, risultava apposta una targa di marmo, risalente al 1935, anno quattordicesimo dell’era fascista, come inciso nel marmo, nella quale si dava atto dei vincoli di fraternità italo/polacca, nel corso della prima guerra mondiale. Nell’articolo annotammo che i polacchi in quel conflitto guerreggiavano contro l’Italia, in quanto inquadrati nell’impero austro/ungarico. Chiudemmo l’articolo domandandoci come mai quei militi fossero stati sepolti a S. Maria C.V.: difatti, se fossero rimasti vittime della guerra, che si è svolta principalmente lungo l’arco alpino, il luogo che, secondo la logica, doveva essere deputato ad accogliere i loro resti mortali si sarebbe dovuto trovare nei pressi del teatro delle operazioni belliche. Con queste perplessità, ho fatto ulteriori ricerche, prima documentali e poi anche sulla rete informatica. A livello documentale, come si può rilevare dalle foto a corredo del presente articolo, le date di morte dei circa 120 soldati vanno dal 20 novembre 2018 all’ 8 dicembre dello stesso anno. Solo alcune lapidi recano la data del gennaio 2019 (l’ultima riporta la data del 20 gennaio 1919). Le ricerche sulla rete informatica mi hanno consentito di accertare che a circa 35.000 soldati polacchi, fatti prigionieri, fu offerta la possibilità di combattere a fianco degli italiani contro l’Austria. Orbene i soldati polacchi sepolti nel cimitero sammaritano fanno parte di quell’aliquota di militari che, in cambio della propria libertà, decisero ci combattere contro l’Austria, Stato dal quale, all’indomani del primo conflitto mondiale, si separarono per costituire un nuovo Stato. Questo spiega perché il regime fascista nell’anno 1935 decideva di tributargli degli onori militari: nella lapide risulta , infatti, inciso “mentre si accingevano a combattere per la causa comune”. “La locuzione “mentre si accingevano a combattere per la causa comune” veicola un significato molto preciso, ovvero che non erano stati ancora impiegati in guerra, ma che erano pronti per farlo. Nella lapide è, altresì, riportato l’inciso “ai polacchi morti qui”: questa incidentale vuole indicare che quei soldati sono morti a S. Maria C. V.- Ulteriori ricerche mi hanno consentito di scoprire l’arcano relativo alla loro fine. In un articolo, reperibile su Google, recante la dicitura Polska Zbrojna” (traduzione: Da un paese lontano), viene, tra l’altro, riportato che ”Circa 60 mila di loro si trovarono nei campi di concentramento per prigionieri di guerra in territorio italiano, come sudditi austriaci. ….. Nei campi di concentramento italiani iniziò il reclutamento dell’armata polacca alleata. Dalla parte degli italiani combatteva già una compagnia polacca, formata sul territorio del campo di concentramento a S. Maria C, V. ….. Complessivamente sono stati reclutati 35 mila volontari tra i prigionieri, i quali crearono reggimenti intitolati a Dabrowski, Kosciuszko, Mikiewicz, Nullo, Garibaldi”. I prigionieri di guerra polacchi erano custoditi nel campo di concentramento, situato nel 1918, alle spalle della caserma “ Perrella”, di cui si allega foto, successivamente denominata caserma “Ten. Ezio Andolfato”, che accoglie attualmente, in parte, la protezione civile ed, in parte, il carcere militare. Nell’anno 1918, al dramma della guerra che volgeva al termine, si aggiunse una terribile pandemia, denominata “l’influenza spagnola”, di natura virale ed incredibilmente mortale. I soldati polacchi nel campo di concentramento, come si ricava letteralmente da questa locuzione, erano ristretti in angusti spazi, condizione ideale per la diffusione del contagio. Quei poveri militari morirono, quindi, perché contagiati da quella temibile influenza che, nel mondo, provocò fino al 1920,anno di fine epidemia, un numero altissimo di vittime (dalle decine al centinaio di milioni di persone). La visita del tutto accidentale a quel cimitero militare mi ha dato l’occasione per ricordare una vicenda ormai irrimediabilmente dimenticata: erano nostri sfortunati fratelli, tra l’altro veterani di guerra, che, in nome della loro nascente patria e della vicinanza col popolo italiano, vollero combattere insieme ai nostri soldati. La vicenda rievocata potrebbe avere anche una qualche rilevanza per gli studiosi di infettivologia, ove conosciutosi il numero complessivo degli internati nel campo di concentramento sammaritano: se ne potrebbe ricavare la percentuale statistica di perniciosità dell’influenza spagnola in ambiti spaziali molto ristretti.