In un articolo del decorso due giugno, reperibile nella voce rubriche di questo giornale on line, scrivemmo che l’inagibilità del ponte nuovo è una emergenza di rilevanza nazionale, oltre che locale, e come tale andava trattata ai fini della sua urgente risoluzione. Nulla è avvenuto da allora. Anzi qualcosa accadde: per riscontrati deterioramenti delle strutture portanti, da approfondire in sede di successivi sopralluoghi, fu chiuso anche il ponte romano. E fortunatamente ciò avvenne solo per pochi giorni, a seguito della ravvisata idoneità del manufatto. La cittadina capuana, in quel frangente, andò incontro ad una grave crisi nella viabilità stradale mai sperimentata in precedenza. Furono approntati, a cura del Sindaco di Capua, dottor Villani, le necessarie e provvidenziali misure emergenziali che consentirono di mitigare al massimo le conseguenti criticità. Il disagio che ne derivò fu tale che, con la riapertura del Ponte Romano, sembrò di aver toccato di nuovo il cielo con le mani. Tanto fu lo stress subito a causa della chiusura totale dei ponti cittadini sul Volturno, che gli inconvenienti precedenti apparvero sopportabili anche nel prosieguo del tempo, in attesa della riapertura del ponte nuovo. I cittadini capuani completano, in genere, la loro passeggiata sul Ponte Romano, non mancando di commentare il bassissimo livello delle acque del Volturno ed ipotizzare come possa essere agevole, in quelle favorevoli condizioni ambientali, procedere sia alla ristrutturazione del Ponte Nuovo sia addirittura al suo abbattimento, ove ravvisatolo più opportuno, con contestuale sua ricostruzione in breve tempo.
Dicemmo, nell’articolo a cui si fa seguito, che la vigente normativa è talmente complessa da comportare tempi di intervento eccessivamente lunghi, a causa del concorso, nel medesimo procedimento amministrativo di spesa, di enti diversi, con la connessa acquisizione di pareri, autorizzazioni, verifiche e quanto altro imposto per quelle particolari procedure di lavorazione. Seguire l’attuale procedura significherà verosimilmente produrre una montagna di carte dalle quali partorirà, e pure tardivamente, un insignificante topolino. Nessuno è responsabile della sussistente pluriennale procedura di stallo, in quanto tutti gli enti interessati alla risoluzione della problematica del ripristino della circolazione stradale hanno fatto ciascuno la parte che gli compete. Una possibile sterzata all’attuale trend potrebbe consistere, ove praticabile, nell’attivazione di una urgente procedura finalizzata alla nomina di un commissario straordinario ad hoc: in tal modo, si avrebbe un interlocutore unico, munito di poteri adeguati, col quale confrontarsi per sapere, giorno per giorno, lo stato di avanzamento dei lavori di ristrutturazione, se ancora possibile, o di demolizione e contestuale ricostruzione, ove necessario. Al momento la situazione è così complessa che è divenuto pure difficile sapere con chi interloquire per avere notizie fondate sullo stato di avanzamento della problematica che tanto assilla la comunità capuana e quelle delle cittadine che la contornano. L’urgenza c’è ed è sotto gli occhi di tutti, in quanto abbiamo un Ponte Annibale sottoposto ad un enorme stress, poiché sullo stesso è stata dirottata tutta la circolazione dei mezzi pesanti e degli autobus, con conseguente congestionamento ed usura della viabilità esterna al centro abitato di S. Angelo in Formis. Che siamo di fronte ad una criticità di valenza nazionale è deducibile pure dalla circostanza che sulla via Appia, che attraversa il centro abitato di Capua, viene dirottato anche il traffico autostradale in caso di interruzione della circolazione stradale sull’A/1, per calamità o incidenti stradali, come è avvenuto alcuni giorni orsono. Infine, ultimo ma non di minore importanza, è il disagio a cui sono esposti gli autotrasportatori, i cittadini e gli studenti che, per giungere o per transitare per il centro di Capua, debbono sostenere un aggravio di spese ed una perdita di tempo, quest’ultima di difficile valutazione. Pure pregiudicato appare il soccorso sanitario se si tiene conto che il presidio sanitario maggiore, ovvero quello provinciale, si trova a Caserta e, quindi, agevolmente raggiungibile soltanto da quanti domiciliano a sud dei ponti sul Volturno. La nostra è stata soltanto una divagazione e ci auguriamo che gli eventuali lavori di ripristino del manufatto stradale abbiano luogo nell’immediato e non nel prossimo inverno e magari col Volturno in piena: e quest’ultima ipotesi sarebbe esattamente in controtendenza (e contro ogni logica) a quanto avrebbe fatto un imprenditore privato al cospetto di una consimile emergenza, ove fosse stata di sua competenza.