EVASIONE CULTURALE A KM0

CAIAZZO: ASSOCIAZIONE CULTURALE “GIOVANNI MARCUCCIO”, MOSTRA PRESEPIALE PRESSO IL PALAZZO EGIZI.

Dal 10 al 30 dicembre 2022 , in Caiazzo, nelle sale di palazzo Egizi (ex Istituto Scolastico Pier della Vigna), via Umberto I°, ha avuto luogo la seconda edizione della “Mostra Presepiale”, dedicata alla memoria di Antonio Medoro Grasso. L’evento culturale è stato organizzato dall’Associazione culturale “Giovanni Marcuccio” ed ha visto l’esposizione di numerose opere artistiche tra cui: il presepe di Sergio FIORE in memoria di “Giovanni Marcuccio”, a cura dell’omonima associazione culturale, presepi di vari artisti, ugualmente a cura dell’anzidetta associazione, il Balloon Art “Caccia al tesoro”, a cura di Natascia Centanni Eventi, “Selfie” with Balloon art, a cura di Sweethouse Pastry & shop, l’Esposizione hobbistica Natalizia e l’Esposizione pittorica di vari artisti, entrambe dell’Associazione Culturale ”Giovanni Marcuccio, la Mostra Opere di Antonio Marrone, in arte “Disparo”, a cura dell’Associazione Storica del Caiatino, e l’Esposizione stampe e libri , a cura dell’Associazione Storica del Caiatino. Prima di parlare della mostra presepiale è doveroso fare un accenno al palazzo ove essa è allestita. Si tratta di un sito di valore storico poiché la famiglia che l’abitò ci rimanda alla storia della prima crociata. Infatti, alcuni appartenenti della nobiltà caiatina si recarono in terra santa per la nobile missione di liberare il Santo Sepolcro. Al ritorno, secondo quando tramandato dagli storici locali, si fregiarono con delle insegne riproducenti un noto moro sconfitto in battaglia. Da quelle insegne (testa nera di egizio in campo oro, sormontata, sul cimiero, da un braccio alzato con le dita indicanti la loro fede religiosa) derivò poi il cognome di Egizi , detti anche Gizzi, che li connotò successivamente nel tempo. In una delle sale viene ricordato Alberico Fiore, maestro calzolaio, che per oltre sessanta anni aveva coltivato la passione per il presepe. Ogni anno ne costruiva uno diverso che esponeva nelle chiese e nei palazzi caiatini. Una volta, secondo quanto riferito dal figlio Peppino, il proprio padre –Alberico- fu convocato a Napoli per essere premiato per aver realizzato un presepe talmente grande che nelle grotte, che lo contornavano, ci si poteva finanche camminare. Ed il successo che ne derivò fu tale che l’Arcivescovo di Napoli si recò in Caiazzo per ammirare il capolavoro del Fiore. La passione dell’artigiano caiatino era tale da sacrificare anche gli spazi domestici pur di avere la possibilità di allestire un presepe secondo il mirabile disegno che gli frullava in testa. Ed era anche capace di smontare e rimontare un intero presepe se quello realizzato non lo soddisfaceva appieno. La visita alla mostra presepiale ci è stata illustrata da Ivania Marcuccio, figlia di Giovanni Marcuccio, alla cui memoria l’Associazione culturale è intitolata. A questo punto corre l’obbligo di dire chi fu Giovanni Marcuccio: nato Caiazzo (CE) nell’anno 1934, pur nelle difficoltà socio/ambientali intercorrenti tra i due conflitti mondiali, dimostrò, fin da subito, una particolare attitudine agli studi, conseguendo dapprima la licenza elementare, a Caiazzo, e poi quella media a Capua. Conseguì successivamente la maturità magistrale che gli consentì di svolgere l’attività d’insegnante. Impegnato politicamente, ha sempre curato la promozione dell’immagine della sua cittadina. Torniamo alla visita della esposizione presepiale: grazie ad Ivania, laureanda presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, è stato possibile apprezzare, con cognizione di causa e con esaustive spiegazioni, tutti i lavori artistici esposti, tra cui gli innumerevoli presepi, concepiti in forme e materiali diversi, alcuni finanche eseguiti con la pasta di pane. Mirabili i lavori in “punto e croce”, tra cui si lasciava ammirare una sublime “Madonna col Bambino”, ricamata interamente con tale artistica tecnica. Tutto il percorso artistico visionato è apparso di notevole interesse; le opere che, però, hanno suscitato il maggiore stupore tra i numerosi visitatori sono state quelle di Tony Marrone, un giovanissimo artista, purtroppo deceduto a soli diciotto anni. Quelle poste a corredo di questo articolo sono particolarmente significative del suo percorso esistenziale ed artistico. Tony Marrone era un ragazzo affetto da gravi patologie che lo portarono alla morte, dopo non poche sofferenze: purtuttavia dimostrò sempre una forte fibra tanto da aver voluto abolire finanche nel suo linguaggio ogni parola che lo avesse potuto ferire. E tutto ciò lo si può ricavare da un’idea di Tony Marrone, sintetizzata dalle seguenti parole, da leggersi in successione: ”Disabile? Diversamente abile? Handicappato? Invalido? Ho una disparità fisica e pertanto sono un disparo: chiamami Disparo!”. Ebbene quelle parole fanno trasparire una non comune sensibilità, perché Antonio Marrone ha cercato di essere in tutto e per tutto uguale ai giovani della sua età, per cui aveva cercato di rimuovere dal suo vocabolario tutti quei neologismi con i quali, nel prosieguo nel tempo, si è cercato di addolcire, purtroppo senza riuscirci, il tema delle patologie invalidanti. Tutte le opere del Marrone, in arte “Disparo”, sono molto singolari ed appaiono di notevole pregio anche ai non esperti di arte. A modesto parere di chi scrive, era già un grande artista che poteva avere un futuro davvero radioso per il messaggio di umanità e di speranza che le sue opere riescono a veicolare.

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