A Santa Maria C.V., sulla parete esterna dei Campi di Calcetto Iacp, in prossimità di Via degli Artisti, i pedoni e gli automobilisti in transito hanno la possibilità di ammirare uno splendido murales di ottima fattura. Ma ciò che di esso colpisce è la frase che lo correda che spiega il significato delle immagini riprodotte: “IL FRUTTO DELLA GUERRA E’ AVERE FIGLI SENZA PADRI E PADRI SENZA FIGLI !! NO WAR”. E’ proprio vero! Quando una guerra finisce si contano le vittime e le famiglie restano orbe di quanti mancano all’appello, spesso padri o figli, oppure entrambi. Resta la sofferenza della loro mancanza, mentre la vita riprende. Il murales di cui si discute, e del quale si allegano alcune foto, tenuto conto del tempo della sua realizzazione, allude sicuramente al conflitto in corso tra la Russia e l’Ucraina. Mentre tutti si sperticano in innumerevoli dibattiti, i notiziari televisivi irradiano le immagini di una guerra anomala che la Russia definisce missione speciale e l’Ucraina, col resto del mondo, liquida come ingiustificata aggressione russa ad una nazione sovrana. Ognuno dice la sua e nel frattempo è trascorso oltre un anno dall’inizio di quelle ostilità, con un bilancio di vite umane tra civili e militari certamente elevato e del quale non si conosce tuttora l’esatta dimensione quantitativa anche per le fake news che le parti in conflitto finiscono irrimediabilmente per irradiare per supportare ciascuno le proprie ragioni. Informazioni false e fuorvianti accompagnano ormai un conflitto che nei primi mesi occupava le prime pagine dei media e che oggi è spesso relegato in quelle successive. L’umanità fa il callo a tutto: rimane attonita all’inizio di qualsivoglia catastrofe, ma poi cerca di distrarsi con notizie di minore impatto emotivo. Della vicenda Ucraina /Russia si interessano ormai soltanto i cosiddetti esperti che spiegano l’opportunità o meno di dispiegare armamenti sempre più potenti. E mentre tuttologi, competenti di tutto e di niente, inondano l’etere o riempiono pagine intere di quotidiani di valutazioni sulla capacità logistica dei contendenti, con indicazioni sulle misure tattiche e strategiche da seguire per non turbare gli equilibri geopolitici complessivi, sul campo di battaglia, i militi di entrambi gli schieramenti, con crescente odio, si affrontano in combattimenti sempre più cruenti, senza che si intraveda alcuna credibile via di uscita. Nel murales è dipinta una colomba, simbolo della pace: i grandi del mondo, però, non sono animati dallo spirito della pace perché anziché parlare soltanto del modo col quale addivenire ad una composizione del sussistente dissidio, parlano principalmente di quali ulteriori armamenti di maggiore capacità offensiva impiegare sul campo di battaglia, col rischio che il tutto possa degenerare in un conflitto mondiale, senza che alcuno possa poi porvi un freno per arrestarlo. Anche tutti i tentativi posti in essere da Papa Francesco non hanno finora sortito alcun positivo riscontro: sembra quasi che sia in corso un dialogo tra sordi, dove ciascuno dice la sua, senza ascoltare o avere la capacità di comprendere le ragioni dell’altro. La colomba del murales reca nel becco un ramoscello di ulivo che, nella realtà, nessuno è disposto a ricevere, perché tutti vogliono la pace, mentre irragionevolmente antepongono di non essere disposti ad alcuna concessione. In questo clima di contrapposti interessi non si può fare a meno di riflettere su di una massima di Eschilo, secondo la quale “In guerra la verità è la prima vittima”. Ed allora, in questo clima di crescente confusione, poiché i paesi terzi continuano ad armare i contendenti in maniera sempre più massiccia, non ci resta che condividere il pensiero di Lev Tolstoj che, nel romanzo “Guerra e pace”, argomentò che “Il fuoco non si può spegnere col fuoco, né asciugare l’acqua con l’acqua”. La ricetta seguita a livello mondiale sembra andare esattamente nell’opposta direzione. Speriamo che, infine, prevalga la ragione, ma soprattutto l’elementare buon senso.