CAPUA – In Capua, nella via San Tommaso, all’altezza del civico 58, pressoché alla confluenza
col vicolo I° Riccardo, incassato nella parete di un vecchio edificio, a qualche decina
di centimetri dal suolo stradale, prospetta in bella posizione una scultura romana di
dimensioni veramente ridotte (nella foto in basso). Eppure, nonostante l’esigua mole, quella scultura
attira l’attenzione di quanti si trovano a transitare per l’ultimo segmento
dell’anzidetta via, che sbuca, dopo soli pochi metri, su via Gran Maestrato di S.
Lazzaro, dove, al civico 27-29, fa bella mostra, a poche decine di metri, infissa nelle
mura di un fabbricato, all’altezza del suolo, un’altra importante scultura, ovvero una
testa in calcare, verosimilmente una protome proveniente dall’anfiteatro di Capua
antica, dove aveva trovato impiego, quasi sicuramente, come chiave d’arco (qui l’articolo del 20 agosto che vi abbiamo dedicato).
Circa la scultura romana, di cui al cippo funerario di via San Tommaso, di cui stiamo
discorrendo, non possiamo azzardare alcuna ipotesi circa la sua provenienza,
eccetto che facesse parte di un sepolcro retrodatante all’antica Roma, portato alla
luce nei pressi di Capua, e colà infissa, con molta cura, nella parete esterna di un
palazzo retrodatante al XVIII secolo, a fianco dell’ingresso. I contorni della figura
incisa nel calcare, tra l’altro consumata dal tempo e dalle intemperie, fanno
propendere per la pietra tombale posta sul sepolcro di un individuo di sesso
maschile, ricoprente una carica pubblica di un certo rilievo, siccome rappresentato
togato. Il degrado complessivo del reperto archeologico, quindi, non consente
alcuna ulteriore chiave di lettura: sulla parte superiore del soggetto riprodotto si
notano, infatti, soltanto le lettere finali -US- del nome del defunto.
Nelle foto, via S.Tommaso e, indicato con la freccia il punto, dove è murato il reperto. Segue la testa calcarea in via Gran Maestrato di S. Lazzaro