Capua rivive tra storie e personaggi in un percorso di rivisitazione partorito dalla penna sapiente del giornalista capuano.
Non è un viaggio asettico, agnostico, anzi, le emozioni sono continue; l’intermittenza delle sensazioni, spinge il nostro curiosare ben oltre la semplice elencazione dei luoghi, delle caratteristiche antropologiche, della conoscenza, minuziosa ed a volte certosina, di quel genius loci che da sempre distingue la percezione di una capuanita’ mai, e poi mai, sopita dal tempo. Un amore sincero, per cui, è sintomatico non poter essere distinti e distanti da valutazioni che vanno ben oltre l’analisi contemporanea del percorso concettuale, attraverso il quale, la scienza e la coscienza, giocoforza, esprimono equidistanza. Una identità, sicuramente, non preconcetta, ma determinata da una sequenza di fatti ed avvenimenti, che hanno, profondamente, legato il nostro essere cittadini in una comunità viva e solidale. Quella stessa solidarietà percettrice di innumerevoli testimonianze reali e concrete, in linea con una fervente professione sociale. Nello stesso tempo, però, è venuta fuori, con naturale ed inviolabile capacità interpretativa, anche, quella metamorfosi generosa ed altruista, da sempre fondamenta di quell’humus sarcastico ed anarcoide, tempra indissolubile di un popolo, che ha saputo minimizzare, anche, quando gli avvenimenti hanno profondamente segnato il corso della storia. Ecco, dunque, il racconto di una capuanita’ sempre anteposta agli eventi ed alle situazioni, baluardo di una concezione del “luogo natio” come la panacea di ogni soluzione. Non abbiamo l’ardire di segnare un passaggio miliare nella considerevole bibliografia antica e moderna, ma ci limiteremo ad esprimere con un percorso senza spazio e senza tempo, ad una visione moderna della città, ancorata saldamente al suo passato, ai suoi personaggi, ai fatti ed agli avvenimenti che hanno rappresentato, almeno per noi, quell’orgoglio che solo con la totale concezione dello spirito di appartenenza si può assimilare. Raccontiamo senza pregiudizi, pur consapevoli che la maturità ha dato credito a quel rispetto deontologico, basilare nella narrazione chiara, dettagliata, ricca di particolari, dei luoghi e dei protagonisti. Cosi, consapevoli di una responsabilità oggettivamente forte e sentita, intraprendiamo la conoscenza generosa del percorso, non solo dall’Agora capuano, quella meravigliosa piazza dei Giudici, se non prima, soffermare l’attenzione al palazzo del Governo cittadino, e per esso l’accogliente sala delle adunanze municipali. Creatività ed autorevolezza, di un giornalismo, tutto sommato, fatto in casa. Non per questo, incapace di argomentare e notiziare fatti ed avvenimenti provinciali regionali ed anche nazionali. Capua è stato il nostro punto di partenza, ma, sicuramente, non l’arrivo. Anzi, le storie capuane, rimodulate in una titolazione più confacente alle esigenze informatiche. L’impegno di raccontare la nostra civitas, così come nel passato: la visita del Papa Santo nella Diocesi di Capua, Il carnevale di Capua, le sue tradizioni, le feste patronali, le rievocazioni storiche, le sagre. La storia di Capua, il Placito, Pier della Vigne, Ettore Fieramosca, il premio Ferdinando Palasciano, il Follaro d’oro. I personaggi, tanti, tantissimi. La politica, la Pro Loco, Capuanova, il Museo Campano, l’Università. Un caleidoscopio di immagini, riportate fedelmente su colonne e pagine, dove dai caratteri impregnati di inchiostro ed i rulli di carta, si è passati alla linotype, alla digitalizzazione; dalla trasmissione in “R”, allo stinotipista, il fax, e fino alle mail. Il racconto di Capua, immaginandola come una bella signora, le cui cupole, i campanili, la torre merlata, tratteggiano il sinuoso ed ammaliante fascino. Una signora nobile, come il suo popolo, ricco di estro e di fantasia, il cui humus, sarcastico ed anarcoide, genera la festa più bella e tradizionale: il carnevale, che anno dopo anno, sulle ceneri del catafalco, si rigenera, come l’Araba fenice. Ed oggi, è un altro giorno, ricco di notizie da raccontare.