Quello che avviene di sovente nella tanto “elogiata” Regina del Volturno è un brodo di notizie mischiate e rimischiate che non fanno neppure più informazione. Se si va oltre la notoria bellezza estetica del ricco patrimonio storico di Capua, non si riesce a vedere oltre le sue stupende pietre e suoi vetusti monumenti qualcosa che – in termini di prospettiva e di rilancio turistico – possa condurre vantaggi alla città. Prendi quattro comparse, magari qualcuna in maschera, due o tre guide e a Capua l’evento è fatto. Ma cosa rimane? Restano i monumenti chiusi, programmazioni ignote e soprattutto nessun vantaggio per un commercio che arranca anche a causa di questa situazione. Le belle iniziative organizzate nell’ultimo weekend nel contesto dell’Appia Day sono sostanzialmente la copia di eventi culturali già proposti in diverse occasioni. Sfido qualunque commerciante a smentirmi se dico che “alcun beneficio economico è stato tratto grazie alla manifestazione”. Sarà stato il maltempo, ma le avverse condizioni meteorologiche non hanno sempre ostacolato l’esito degli eventi capuani. Posso tranquillamente affermare che, al di là dei carnevali, l’unica iniziativa che ha davvero riempito le piazze è stata organizzata dagli scout in occasione di un’Immacolata di alcuni anni fa. Pochi lo dicono, ma non scrivo fesserie quando affermo che ormai la cultura appartiene “a chi se la scrive e se la canta”. Grazie anche ai giornalisti che, a volte, sembrano dimenticarsi di fare i “giornalisti”, sembra tutto bello a Capua. Sì, tutto bello quattro – cinque giorni l’anno. Vedo associazioni ringraziare, farsi belle, è poi c’è qualche ragazzo che ha ripulito aiuole comunali e non gli è stato detto neppure “grazie”. Se il Castello delle Pietre presenta una cornice esterna apprezzabile, il merito è di alcuni cittadini che, con umiltà, non hanno certamente cercato fama. La cultura dovrebbe appartenere alle comunità e, fino a quando l’arte e la storia sarà alla mercede dei pochi, prospettive di rilancio non ci saranno. Si abbia il coraggio di prenderne consapevolezza.
Caro Giulio,
condivido alcune tue considerazioni in merito alla cultura a Capua, che spesso è solo espressione di alcuni gruppi ristretti ed autoreferenziali. Come tu ben sai, come rete delle Piazze del Sapere abbiamo un’altra visone. A Capua, come in tante altre città, c’è bisogno e si può ripartire con la cultura come fattore di coesione e di apprendimento, di conoscenza e di innovazione, che noi cerchiamo di promuovere con diverse iniziative e progetti. Le prossime saranno dedicate ai 150 anni dell’Unità d’Italia, a Salvatore Pizzi (con Procida) e alle Assise di Federico II di Svezia. Da tempo avevamo proposto al sindaco, ora dimissionato, di promuovere una Consulta delle associazioni per cercare di operare con uno spirito di rete e di cooperazione (che è un altro punto carente in città). Se ritieni puoi anche rendere pubblica questa mia nota. Buone cose. Pasquale Iorio.
Come non condividere… e ammirare il coraggio di mettere il dito sulla piaga!
A Capua, assenza di IDEE e, dunque, di grandi PROGETTI.
Solo pannicelli caldi occasionali e grande miopia.
Sconfortante lo scenario per chi ha ampie vedute e ha conosciuto e vissuto moltissime realtà in giro per l’Italia e non solo.
A Capua, mi sembra di vedere (ma potrei sbagliarmi) piccole, ermetiche cerchie in cultura e arte che s’illudono molto, si autostimano e…”se la suonano e se la cantano da sè”: null’altro.
Occupano il “territorio” come accade in certe specie animali, con la complicità megafonica melliflua di qualche articolista che collabora al “progetto” di tenener chiuso il recinto, invece di svolgere una salutare azione di conosceza e di divulgazione pronta e ampia dell’esistente al di fuori di esso e delle “amicizie”
Ripeto, potrei sbagliarmi….
SENZA APERTURE non si va da nessuna parte, questo è certo……