Sabato 13 novembre alle 19.30 al Circolo dei lettori – COSE d’interni di Capua, lo scrittore Antonio Pascale presenterà il suo ultimo libro “La foglia di fico” (Einaudi) nell’ambito della rassegna La città che legge, un progetto Architempo, nell’ambito di Capua il Luogo della Lingua festival, sotto l’egida del Patto per la Lettura di Capua “Città che legge”.
Scrittore e giornalista italiano, Antonio Pascale, nato a Napoli nel 1966, dotato di una scrittura agile e comunicativa, ha felicemente coniugato la sua vocazione al racconto documentaristico di impronta sociologica alla narrazione intimista ed emotiva, esordendo con il libro-reportage su Caserta ”La città distratta” (1999), al quale hanno fatto seguito la raccolta di racconti “La manutenzione degli affetti” (2003) e il suo primo romanzo, “Passa la bellezza” (2005), in cui riesce a cogliere i drammi della società borghese contemporanea e le modalità con cui essi si riverberano nella coscienza individuale.
Collaboratore di vari blog, oltre che de Il Mattino, Lo Straniero e Limes, Antonio Pascale è, inoltre, autore di saggi convincenti e ben costruiti che pongono in evidenza con veemente impegno civile alcuni tratti della contemporaneità, quali “Scienza e sentimento” (2008); “Qui dobbiamo fare qualcosa, sì ma cosa” (2009), “Questo è il paese che non amo”, “Trent’anni nell’Italia senza stile” (2010), “Democrazia: cosa può fare uno scrittore?” (2011) e “Pane e pace. Il cibo, il progresso, il sapere nostalgico” (2012).
Nel 2013 ha pubblicato il romanzo “Le attenuanti sentimentali” (2013), premio Dessì (2014), storia minima che è anche un’ironica e rigorosa analisi di un caos interiore e dell’impossibilità della ragione a governarlo. Tra le sue opere più recenti occorre ancora citare il racconto “Il testimone silenzioso”, pubblicato nel volume antologico Figuracce (2014) a cura di N. Ammaniti, la controguida ironica “Non scendete a Napoli” (2015), “Le aggravanti sentimentali” (2016) e “La foglia di fico”(2021).
Ed è di quest’ultima sua opera che Antonio Pascale verrà a raccontarci durante questo appuntamento.
Sarà una presentazione raccontata, veloce, divertente, poetica, inquieta, in anteprima in provincia di Caserta per Capua il Luogo della Lingua.
C’è in questo libro l’invenzione di una forma, felicissima e leggera: il racconto in fiore, dove ogni uomo si staglia come un albero, a braccia aperte sotto il cielo. Una ramificazione di storie, intrecciate come l’edera, antiche come il grano, contorte e nodose e belle come i tronchi di olivo. Imparando a leggere le piante forse si scorgono le donne e gli uomini così come sono, nel ciclo spontaneo della loro natura, contraddittoria e vitale. Entrate sotto l’ombra dei rami in fiore: qui ci siete voi.
«Negli anni ho cominciato a pensare che qualunque strada si possa intraprendere per la felicità, questa debba necessariamente passare per una pineta. Una pineta da attraversare e un mare da raggiungere».
Cosa racconta questo libro? Di un uomo che più vive più dimentica, più desidera più si abbatte, più legge e apprende, più si ritrova confuso e impaurito: un po’ come tutti. Per questo cerca qualcosa di stabile, dei punti di orientamento ben visibili. Solo che lui, a differenza di tanti, si rivolge alle piante, costruendo una sorta di romanzo atipico, in cui ogni puntata è come un viaggio (nell’infanzia, nel tempo, con le donne). In fondo, queste magnifiche creature sono qui da molto prima di noi e saranno le ultime a morire. Le piante sono dei fari, racchiudono simboli millenari, essenziali, nitidi. Riescono a sfidare le avversità e quindi ci offrono un modello di resistenza, perché con tenacia mettono in mostra la potenza delle contraddizioni: il desiderio di vivere e amare (espresso dal ciliegio) che può procurare frustrazione e insicurezza; la forza (della quercia) che ci può abbandonare all’istante, buttandoci nello sconforto; la democrazia come processo di adattamento tra profondità e superficie (l’olivo); la necessità di un rito di passaggio (grano), di un viaggio che comprenda una morte per rinascere.
Questo libro è un oroscopo, un sismografo, una macchina del tempo, oltre che una sorta di botanica dei sentimenti. D’altra parte le piante sono uno strumento d’eccezione per affrontare la nostra misteriosa, divertente, intricata natura: somigliano a noi più di quanto avremmo mai creduto. Al mondo esistono gli esperti di piante ed esistono gli scrittori: poi esiste Antonio Pascale, appassionato conoscitore della natura, uno dei narratori più apprezzati della sua generazione. Come nessun altro sa interrogare gli alberi, ascoltandone la storia e l’intrinseca bellezza.