EVASIONE CULTURALE A CHILOMETRO ZERO E AD EURO UNO – Viviamo nella storia, nell’arte e nella bellezza: tutto è a portata di mano. Bisogna soltanto riscoprirlo perché tutto è già intorno a noi e fruibile a costo pressoché zero; il costo di un caffè.
Fino ad un paio di anni fa, circa, si potevano utilizzare dei contenitori strategicamente dislocati in città per poter consegnare calzature o capi di vestiario dismessi per le esigenze di sussistenza dei più bisognosi. Detti contenitori assolvevano, quindi, ad una importante funzione sociale. Nella società del consumismo avviene spesso che in una casa c’è abbondanza di tutto ed in un’altra c’è carenza anche del necessario, come i beni di prima necessità o dell’occorrente per vestirsi, soprattutto nei mesi invernali, quando il freddo pungente postula un abbigliamento più adeguato alle inclemenze meteorologiche. Da qualche tempo, i contenitori per la raccolta permanente di indumenti usati, nel territorio del comune di Capua, si sono materialmente volatilizzati, senza che l’ente o la società che li aveva collocati abbia fornito un’adeguata informazione alla locale popolazione circa le ragioni di tale decisione e sulla possibilità di un servizio alternativo a quello precedentemente offerto. Mancando i contenitori in questione, i cittadini capuani si trovano in una situazione di disagio; vogliono liberare i propri armadi di abiti e calzature dismessi, ma, nel contempo, non li vogliono buttare nell’immondizia, perché consapevoli della circostanza che tali capi potrebbero avere una seconda vita, in relazione alle innumerevoli persone che appalesano il bisogno del loro approvvigionamento. In genere, il materiale di vestiario o le calzature da smaltire sono ancora in buona condizione, poiché, col cambio di stagione, c’è l’abitudine di liberarsi del superfluo, ovvero di quanto non è più rispondente ai propri gusti estetici oppure dei capi di difficile vestibilità, magari per ingrossamento corporeo, che è l’ipotesi più ricorrente nelle società opulenti. Però sono soprattutto i capi di vestiario dei bambini ad essere maggiormente soggetti alla necessità del loro rapido ricambio perché, con la loro crescita, divengono in breve tempo superflui, se non utilizzabili nel medesimo nucleo familiare.Ci sono, dunque, innumerevoli abiti e calzature da conferire e non si sa come farlo nella maniera corretta. I più volenterosi si sobbarcano l’onere di raggiungere la contigua cittadina di Santa Maria C.V., ove sono tuttora collocati i contenitori di che trattasi, anche se, a prima vista, in misura inferiore rispetto al passato. I più pigri li pongono in un sacchetto e li depositano sul balcone di casa aspettando di veder ripristinato, in qualche modo, il servizio in questione. I meno pazienti li sversano nell’immondizia, ben sapendo che stanno facendo un’azione anche moralmente censurabile, perché mandano consapevolmente in discarica oggetti che potevano servire a qualcuno che ne aveva un bisogno vitale. Le persone che hanno necessità di un nostro atto caritatevole esistono davvero. Non sono una invenzione fantasiosa. Sono quegli uomini che in carne ed ossa, talvolta, vediamo rovistare tra i sacchetti dell’immondizia dei nostri condomini per cercare un giubbino, un pantalone o un paio di scarpe.C’è, quindi, un bisogno sociale e non lo si può negare rimuovendo semplicemente i contenitori che ci consentivano di fare una buona azione, solo atto che ci rende più umani, al di là delle parole, dei buoni proponimenti e delle preghiere che alleviano, sì, ma non risolvono i problemi concreti.