Nella serata di venerdì 15 aprile 2022, un’ affollata e partecipata processione religiosa procedeva per via Pier della Vigna di Capua. Scioltosi il corteo religioso, molti partecipanti al rito religioso hanno fatto ritorno verso il corso Appio, transitando innanzi all’Ufficio Postale di Capua Centro, ove, pressoché antistante ad esso, incastonato nel muro di un immobile privato, fa bella mostra un antico frammento in calcare che il Mommsen, uno dei più grandi esperti di archeologia e di epigrafia latina, che ha operato per lungo tempo anche nella città di Capua, ha identificato per il cippo di Cibele, divinità pagana del primo secolo a.C., nella cui parte inferiore è leggibile l’epigrafe “VIRANUS AMPLIATUS ARCHIGALLUS”. Perché se ne parla è presto detto: davanti al cippo in questione, di notevole importanza, perché riproducente la dea Cibele, era collocata in bella mostra, come si evidenzia dalla foto a corredo del presente articolo, una capiente busta dell’immondizia, colà riposta in attesa della rimozione nella successiva mattinata. Ho avuto la sensazione che si tratti del luogo ove ordinariamente i residenti pongono le buste dell’immondizia, in quanto sulla sede stradale ove è stato rilevato il sacchetto, si notano tracce di precedenti accantonamenti. Per essere sicuro di quanto intuito, il giorno 29 aprile2002, sono ritornato nella predetta via, ove alle ore 18.55, ho rilevato, nel medesimo luogo, sottostante il cippo di Cibele, la presenza di una scatola di cartone e di un contenitore di plastica, colà accantonati, come documentato dalla foto ugualmente a corredo del presente articolo. Un reperto archeologico di immenso valore è divenuto, quindi, il segnaposto per il deposito dei rifiuti. La dea Cibele, identificata con la Grande Madre, era una divinità oggetto di culto a decorrere dal secondo millennio a.C. – Il culto, iniziato nell’Asia Minore, si estese poi, nel sesto e nel quinto secolo a.C. , in Grecia e, quindi, anche in Italia, dall’inizio del secondo secolo a.C., importato dalle legioni romane. Del Cippo in questione si interessò Theodor Mommsen che è stato in Italia nel periodo compreso tra il 1873 d il 1876. Si è soffermato soprattutto nell’Italia meridionale ed in particolare a Capua per fare uno studio sistematico e scientifico delle innumerevoli iscrizioni latine presenti nel nostro territorio, in massima parte raccolte nel Museo archeologico di Napoli e nel Museo provinciale di Capua; le epigrafi, tradotte e spiegate, sono raccolte nel Corpus Inscriptionum Latinarum, un’opera monumentale dello studioso tedesco. Un reperto archeologico importante, oggetto di cotanto studio, è divenuto, nella Capua che tutto trascura, dimentica e minimizza, il luogo prescelto per la discarica temporanea di rifiuti, in dispregio di Cibele, divinità pagana, oggetto di culto presso gli antichi popoli, e noncuranza per lo studioso tedesco che ad essa dedicò una parte del suo tempo prezioso per decifrarne l’epigrafe ed il significato correlato alla figura scolpita. A questo punto ci poniamo questo dilemma: possono coesistere nello stesso luogo il cippo, certamente di non trascurabile valore storico, e la busta o le buste di immondizia, stigma del consumismo moderno? Penso proprio di no! Sarebbe meglio individuare un altro sito per accantonare le buste d’immondizia oppure trasferire, a cura della competente Soprintendenza archeologica, al Museo Provinciale di Capua il pregevole reperto, previa valutazione di esso e corresponsione del relativo valore al proprietario (o ai proprietari) dell’immobile in cui è infisso, nel rispetto della vigente normativa in tema di quantificazione del valore da corrispondere. Il cippo di Cibele, presso il Museo di Capua, troverebbe sicuramente una collocazione più rispondente ed idonea per le finalità espositive e didattiche: meglio un posto nel museo che la compagnia delle buste sfuse d’immondizia.