Ieri mattina, sit in dinanzi davanti alle Prefetture di Bari e Caserta dei dipendenti dell’Autorità di bacino del Distretto dell’Appennino meridionale, promosso da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa, per rivendicare lo stanziamento dei fondi per stabilizzare il personale precario, già in possesso dei requisiti richiesti dalla legge Madia.Per la Cisl Fp erano presenti i dirigenti sindacali territoriali Elio Ausilio e Diego Lamberti“Si tratta di un ente che faceva parte del livello regionale fino a 4 anni, quando poi c’è stato il passaggio alle autorità centrali – ci spiega Elio Ausilio – Un ente che sovrintende a 4 regioni, Campania Basilicata Puglia e Calabria e che sovrintende alla gestione dell’acqua e alla difesa del territorio, per quanto riguarda il rischio e le competenze idrogeologiche. Stiamo parlando di un tema più che attuale per la nazione.In effetti il quadro normativo prevede la stabilizzazione di queste 17 professionalità e in più un aumento della dotazione organica,il quadro normativo praticamente è completo, manca invece il finanziamento che in questi quattro anni i vari governi praticamente si sono sempre rimbalzati.Cogliere questa necessità della stabilizzazione e dell’aumento delle dotazioni organiche al momento per questa funzione di livello nazionale (se pensiamo anche alle ultime gravissime problematiche) è una esigenza importantissima”.Il Comunicato nazionale“L’Autorità di bacino del Distretto dell’Appennino meridionale non ha ancora ricevuto i fondi per stabilizzare il personale precario già in possesso dei requisiti richiesti dalla legge Madia per la stabilizzazione”. Ad affermarlo sono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa che hanno convocato a riguardo per domani un sit-in dei dipendenti dell’Autorità di bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale, davanti alle Prefetture di Caserta e Bari.“Stiamo parlando – proseguono – di uno dei Distretti idrografici italiani più complessi e estesi del territorio italiano, bagnato da ben tre mari, il Tirreno, lo Ionio e l’Adriatico, e nel quale ricadono, con porzioni di territorio diversificate, ben sette Regioni: Basilicata, Campania, Calabria, Puglia, Lazio, Molise e Abruzzo. Parliamo, quindi, di una delle più importanti Autorità di bacino distrettuali italiane. Le nuove Autorità di bacino distrettuali, istituite nel 2018, sono gli enti pubblici italiani deputati alla gestione di due temi ambientali cardine per il benessere sociale, la sicurezza dei cittadini e lo sviluppo economico: l’acqua e la difesa del territorio dal rischio idrogeologico E lo fanno nel quadro d’insieme che vede operare l’intera filiera che va dalle decisioni della Comunità europea, alle leggi e agli enti nazionali, fino alle leggi regionali e ai gestori del Sistema Idrico Integrato: l’acqua, bene primario e insostituibile, si può gestire correttamente solo così, considerato anche un contesto ambientale (la grave siccità di quest’anno è lì a testimoniarlo) oggi fortemente connotato dall’urgenza di efficaci azioni di contrasto e di adattamento ai cambiamenti climatici in atto”.Per l’Autorità dell’Appennino Meridionale, aggiungono, “parliamo di diciassette lavoratori precari altamente specializzati, già in servizio presso l’Autorità da molti anni, per la realizzazione della missione istituzionale dell’Ente, ma lo Stato non ha ancora posto in bilancio le risorse economiche necessarie alla loro stabilizzazione, con la conseguenza che se da un lato i lavoratori rischiano di perdere il posto di lavoro, dall’altro l’Autorità potrebbe trovarsi improvvisamente sguarnita di forza lavoro determinante. È bene anche ribadire che la problematica cade in un contesto più generale che vede le dotazioni organiche definite nel 2018 dai DPCM attuativi per tutte le nuove Autorità distrettuali ancora ben lontane dall’essere riempite, in molti casi ancora ferme al 50% circa delle dotazioni organiche provvisorie richiamate: in questo quadro la stabilizzazione dei lavoratori già operanti diventa una priorità assoluta”.Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa, “considerata l’importanza e l’urgenza di mantenere la continuità e potenziare le azioni di questi enti pubblici così importanti, e con un organico relativamente piccolo (circa 800 dipendenti in tutta Italia), chiedono con forza al Governo le risorse economiche necessarie alla stabilizzazione del personale precario e al riempimento delle dotazioni organiche individuate dai decreti attuativi della Presidenza del Consiglio nel 2018”, concludono.