Nella Sala congressi del Crowne Plaza a Caserta si è tenuto oggi l’importante convegno sui beni confiscati, organizzato dal Consorzio Agrorinasce in collaborazione con gli ordini professionali degli Architetti, degli ingegneri e dei Geometri della provincia di Caserta. Finalmente si torna a focalizzare l’attenzione su una tematica di grande rilievo per il nostro territorio. Infatti, è stato presentato il nuovo “ Avviso Pubblico per la selezione di progetti di valorizzazione di beni confiscat finanziato dall’Unione Europea ” nell’ambito del PNNR. Come hanno sottolineato nei loro interventi di direttore Guerini ( Agenzia per la Coesione Sociale ) e Costa dell’Agenzia Nazionale Beni Confiscat , questo bando mette a disposizione della Regione Campania delle ingenti risorse per sostenere la lotta per la legalità democratica. Si tratta di oltre 300 milioni di euro per finanziare nuovi progetti “ finalizzat al recupero, ri-funzionalizzazione e valorizzazione dei beni confiscat alla criminalità organizzata”, destinati alla riutilizzazione e ristrutturazione di beni e di imprese, che potranno essere destinati a creare nuove attività ed imprese. La grande novità sta nel fatto che per la prima volta lo stato mette in campo ingenti risorse finanziarie, come hanno rilevato nei loro interventi anche le massime autorità istituzionali: il Prefetto di Caserta, la Presidente del Tribunale di S. Maria CV, il Procuratore Generale della Repubblica ed il Presidente Commissione Legalità Regione Campania GPiero Zinzi . Che a loro volta hanno sottolineato anche i rischi su cui bisogna vigilare per evitare, come è capitato in tante altre occasioni, che queste risorse finiscano nelle mani della criminalità, in sintonia con gli interventi dei responsabili degli ordini professionali intervenuti. In particolare il Presidente dell’ Ordini degli Ingegneri ha sottolineato l’esigenza di affermare una “ deontologia ”che deve prevalere in questi casi da parte dei tecnici e dei professionisti affidatari di progetti. A conclusione dei lavori sono intervenuti Gianni Allucci (AD del Consorzio Agrorinasce) ed il prefetto Morcone (Assessore alla legalità Regione Campania), i quali hanno evidenziato che questo bando può rappresentare una grande opportunità di riscatto in quanto per la prima volta vengono impegnati consistenti finanziamenti. A tal fine è stato deciso di avviare una concreta collaborazione con la Regione Campania, che da poco ha sottoscritto un accordo ed è entrata in modo concreto nella compagine consortile di Agrorinasce (anche con la nomina della nuova presidentessa, un ex magistrato) – insieme con i comuni che si sono ridotti a 5 a seguito della fuoriuscita di Casal di Principe. Nei loro interventi sono stati evidenziate anche alcune problematicità che vanno messe sotto osservazione: in primo luogo è stato rilevata l’assenza degli enti locali territoriali, in primo luogo i comuni invitati, ad eccezione di quello di S. Maria la Fossa, unitamente all’ANCI e alla Provincia di Caserta. Per superare questo limite la Regione si è assunta l’incarico di organizzare delle conferenze di servizi volte a sensibilizzare i comuni interessati, anche grazie a interventi di supporto per quelli più piccoli, che spesso hanno difficoltà tecniche e di personale per far fronte queste nuove sfide. L’altro dato negativo riguarda la percezione che il riuso dei beni confiscati può rappresentare non solo un beneficio economico, ma ancora di più può avere un valore aggiunto per creare nuovi servizi e nuove attività, ed anche nuova occupazione soprattutto per i giovani. Mi preme sottolineare un aspetto di grande criticità del bando su cui bisogna riflettere: il mancato coinvolgimento nella fase di co-progettazione delle associazioni del terzo settore. Per questo motivo a volte si determina uno scarto tra la fase di progettazione e ristrutturazione del bene, a cui non segue quella di gestione attiva e di riuso sociale e produttivo. In riguardo Gianni Allucci ha sottolineato come in Terra di Lavoro la buona pratica di Agrorinasce (che ha avviato e gestisce gran parte dei progetti della nostra provincia, oltre 160 beni assegnati) può essere indicata come una buna pratica anche per gli altri comuni. Infatti, per questa realtà operante nel cuore di “terra di Gomorra” sono state decisive le collaborazioni e le sinergie tra le istituzioni e la rete di associazioni (oltre 30 che hanno dato vita ad alcuni progetti emblematici). Basta pensare che tanti beni confiscati rimangono ancora oggi in condizioni di abbandono e di degrado. Valga per tutti l’esempio del comune di Castel Volturno, dove ci sono oltre 120 beni sequestrati finora inutilizzati, con casi clamorosi come quello di una villa di Baia Verde da mesi ristrutturata ma ancora vuota, senza attività per mancanza di progetti idonei). Il convegno di oggi interviene in una fase di calo della tensione e dell’attenzione, anche dell’impegno civile intorno a queste tematiche su cui occorre rilanciare l’attenzione e l’iniziative anche da parte delle forze sociali, a partire da quelle del terzo settore e del mondo delle imprese, in primo luogo delle coop sociali, come ci insegna la ultima vicenda scandalosa di collusioni con settori della camorra).