EVASIONE CULTURALE A CHILOMETRO ZERO E AD EURO UNO – Viviamo nella storia, nell’arte e nella bellezza: tutto è a portata di mano. Bisogna soltanto riscoprirlo perché tutto è già intorno a noi e fruibile a costo pressoché zero; il costo di un caffè
Mancavo dal cimitero garibaldino di S. Angelo in Formis da circa una ventina di anni. Ricordo che quando ci andai non trovai grosse difficoltà, in quanto c’erano dei segnali stradali che ne indicavano l’ubicazione. Ci sono andato questa volta anche per verificare alcune note di doglianza che mi erano pervenute da alcuni amici provenienti da altre province che si erano colà portati per una visita, nonché per motivi di studio. Mi era stata segnalata, in particolare, la difficoltà di arrivare al sacrario. Ebbene la mattinata di sabato 22 gennaio 2022 l’ho riservata proprio alla verifica delle criticità evidenziate. Ho raggiunto la S.P. 4, Via della Libertà, di S. Angelo in Formis ed ho cominciato a cercare la strada interna per raggiungere il sacrario. Non mi ero avvalso dell’aiuto del navigatore, siccome pensavo di ricordare ancora la strada per raggiungerlo. Ebbene, ho imboccato una prima traversa, in direzione delle pendici del Tifata e mi sono trovato in una strada senza uscita. A questo punto, sono tornato indietro sulla strada provinciale, via della Libertà, e mi sono diretto verso il cavalcavia autostradale. Nei pressi, ho domandato ad una signora la strada per il cimitero garibaldino. Mi ha indicato una traversa che si trovava nelle vicinanze ed ho iniziato a percorrerla. Dopo qualche minuto la strada si stava facendo sempre più stretta ed in salita ed ho capito che avevo superato il punto ove avrei dovuto svoltare. Con qualche difficoltà, faccio retromarcia e comincio a percorrere la strada per ritornare al punto di partenza. Ad un certo punto intravedo sulla sinistra una strada con andamento parallelo alla provinciale. La percorro ed a circa un centinaio di metri trovo finalmente il cimitero garibaldino. Ho descritto con dovizia di particolari le difficoltà incontrate per arrivarci per evidenziare che né sulla strada provinciale né nella traversa risultava apposta alcuna segnaletica che ne indicasse l’ubicazione. Giunto al sacrario, rilevavo che lo stesso era chiuso ed in stato di abbandono. L’erba alta ne costituiva una visibile comprova. Qualche ciuffo di erba spuntava finanche da qualche lastra marmorea. Le epigrafi, su alcune tombe, erano ormai illeggibili e penso che lo fossero ormai già da anni. Una pianta di agave cresciuta oltremisura non consentiva di leggere, dall’esterno del sacrario, una epigrafe, più grande delle altre, posta sul lato sinistro rispetto all’ingresso. Nel piccolo cimitero è posta l’asta di una bandiera sulla quale garriva una bandiera che già mostrava i segni di un evidente sfilacciamento. A seguito della breve visita, ho potuto constatare la fondatezza delle criticità che mi erano state segnalate: mancanza di segnaletica stradale e degrado del sacrario. Eppure quel sacrario è ben noto anche a livello nazionale e non si comprende come non si faccia niente per promuoverne il suo alto valore simbolico. Benché sia risaputo il disagio in cui incorrono quanti si recano in quel luogo, poco è stato fatto per agevolarne la visita. Siccome pare che il Sacrario dei garibaldini sia sempre chiuso, si potrebbe pensare di tenerlo aperto almeno nelle ore antimeridiane del sabato e della domenica per consentirne l’accesso ad eventuali visitatori di passaggio; e lo si potrebbe fare con l’aiuto delle associazioni di volontariato sempre disponibili a farsi carico della promozione del territorio. Nella pianura intercorrente tra le pendici della montagna di S. Angelo in Formis e la cittadina di Capua nell’anno 1860 ebbe luogo la battaglia del Volturno, tra i garibaldini e quanto rimaneva dell’esercito borbonico. Con quella battaglia si concludeva l’avventura della spedizione dei Mille e si consolidava il processo di unificazione della penisola italiana. Per l’alto valore simbolico di quell’evento storico non solo si dovrebbe avere maggiore cura del sacrario dei garibaldini, appena illustrato, ma bisognerebbe pure promuoverne presso le locali scolaresche lo studio di quella vicenda storica, magari con visita sia al sacrario di S. Angelo in Formis che al monumento ai caduti garibaldini dei Ponti della Valle di Maddaloni che della villa comunale di Santa Maria C.V.. Studiare la storia significa anche visitare e comprendere i luoghi ove essa si è realmente svolta; luoghi spesso a portata di mano ma ignorati per apatia e pigrizia mentale.