Nell’ambito di specifica campagna di controlli volta alla verifica delle borse in plastica commercializzabili, cosiddetti “shoppers”, il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale operante all’interno del Gruppo CC Forestale di Caserta e la Stazione CC Forestale di Marcianise, hanno posto in sequestro quasi 2000 chili di buste in plastica non conformi alla normativa di settore, elevando sanzioni amministrative per un importo complessivo pari a circa 50.000,00 Euro.
Sono stati passati al setaccio svariati punti vendita dislocati nell’agro aversano e nella stessa città Capoluogo di Caserta, laddove sono state rinvenute, oltre a quelle legali, numerose borse in plastica non conformi, “nascoste” dai negozianti sotto il bancone della cassa, per poi essere utilizzate all’occorrenza per imballare l’articolo acquistato per consentire il trasporto al cliente.
Tra i controllati, anche un grande centro di distribuzione sito nella zona industriale ASI di Carinaro (CE) ove è stata accertata, all’esito di rilevazione tecnica micrometrica, la commercializzazione di oltre 1000 Kg di shoppers illegali del tipo “Borse riutilizzabili”, all’uopo sottoposte a sequestro. Nella circostanza, la verifica ha visto operare, al fianco dei Carabinieri Forestali, personale specializzato dell’Unità Operativa Tutela Ambientale della Polizia Municipale di Napoli, essendo la problematica delle borse non a norma fortemente diffusa nelle province di Napoli e di Caserta, con evidenti punti di interconnessione tra due realtà territoriali limitrofe che condividono le medesime criticità ambientali.
Oggetto delle verifiche, dunque, la commercializzazione delle Borse per il trasporto “biodegradabile e compostabili” e delle Borse riutilizzabili “in plastica tradizionale”, che, per essere legali, devono essere conformi a determinati standard.
La normativa vigente sugli shoppers, quale recepimento, nel 2017, di una direttiva europea, è contenuta nel Testo Unico Ambientale (D.Lgs. 152/2006) e si applica a tutte le borse di plastica e, pertanto, sia a quelle realizzate con polimeri, con o senza manici, sia a quelle fornite ai consumatori per il traporto di merci e prodotti, ivi incluse quelle richieste ai fini di igiene o fornite come imballaggio primario per alimenti sfusi, tipiche dei reparti ortofrutta, gastronomia e similari.
In particolare, le Borse riutilizzabili in plastica tradizionale, con maniglia esterna o interna alla dimensione utile del sacco, per essere a norma, devono rispondere a determinati requisiti di spessore che si misurano, per ciascuna parete della busta, utilizzando strumentazione tecnica denominata micrometro. Dette borse devono inoltre contenere una determinata percentuale di plastica riciclata in considerazione del tipo di imballaggio, ovvero se destinato a generi alimentari o a prodotti diversi.
Le Borse per il trasporto “biodegradabile e compostabili”, devono invece possedere entrambe le caratteristiche di biodegradabilità e compostabilità, attestate da certificazioni rilasciate da organismi accreditati, e devono possedere un contenuto minimo di materia prima rinnovabile secondo le percentuali determinate sulla base di uno standard definito dalla norma.
Detti imballaggi in bioplastica rappresentano un’alternativa sostenibile a quelli in plastica tradizionale, avendo la capacità di essere degradati in sostanze più semplici mediante l’attività enzimatica di micro-organismi fino ad essere raccolti con i rifiuti organici umidi, ai fini del riciclo organico. Il fine di tale normativa è quello di contrastare l’inquinamento dei mari e degli oceani dalle plastiche e microplastiche, una situazione che determina effetti negativi sull’intera catena alimentare marina e, di conseguenza, anche sull’uomo.
Inoltre, l’utilizzo di questi nuovi materiali biodegradabili e compostabili fa sì che, al termine del processo di compostaggio, quello che era un imballaggio possa contribuire alla creazione di compost, prodotto biologicamente stabile, ricco di humus, usato in agronomia per favorire la fertilizzazione dei campi sottoposti a colture, ma anche per combattere l’impoverimento del suolo, la desertificazione e l’erosione.