Capua, CRONACA

TRENTACINQUE ANNI DI ATTIVITÀ, IL “CAPUA 4” NELLA STORIA DELLO SCOUTISMO LOCALE

Probabilmente nel rione Macello, da qualche anno ribattezzato rione “Madonna delle Grazie”, non esiste bambino, ragazzo o quarantenne che, a vario titolo, non abbia avuto a che fare con gli scout del Capua 4. C’è chi è stato solo un “lupetto”, chi un “esploratore”, chi negli anni si è ritrovato capo. Qualunque sia stato il “ruolo”, indossando quella divisa con pantaloncino blu e camicia azzurra, conserva un ricordo felice della propria infanzia. E lo deve a questo gruppo – il Capua 4 – che, punto di riferimento di una delle più popolose aree rionali della città di Capua, ha festeggiato oggi il suo trentacinquesimo anniversario. All’esterno del tempio di San Roberto Bellarmino, che ha ospitato i festeggiamenti, c’erano bambini, giovani, ex scout con le loro famiglie. Tutte persone accomunate da comuni sentimenti di gioia e convivialità.

L’avventura del “Capua 4” è iniziata nel 1987 quando, grazie alla forte determinazione di don Franco Ruotolo e alla collaborazione di due capi del “Capua 1” ha preso forma, con relativa organizzazione e struttura operativa, il gruppo scoutistico, che trovò la sua prima sede nella parrocchia di San Roberto Bellarmino, nel rione Risorgimento. Furono il reparto femminile Brownsea e il branco misto Seeonee a tracciare l’inizio di un lungo percorso, rinvigorito negli anni grazie all’esperienza e alla disponibilità dei capi che si sono succeduti nel tempo. “In questi ultimi anni – è scritto nella nota divulgata alla stampa – è cresciuto molto il numero dei ragazzi e dei capi nel nostro gruppo. Ci siamo fatti conoscere ed apprezzare ovunque per lo stile, la passione e la serietà con cui facciamo le cose, aggregando ragazzi da tutte le realtà vicine”. E in merito ai festeggiamenti, è stato poi evidenziato: “Adesso ci apprestiamo a festeggiare questi 35 anni di scoutismo con la consapevolezza del lavoro svolto, con la fatica che il tempo ha tracciato nelle nostre vite e anche con un po’ di timore per questa nostra società sempre più malata di relativismo che disorienta e devia i nostri ragazzi, specialmente dopo la crisi pandemica che ha lasciato strascichi incalcolabili.
Ma tutto ciò non ci è d’intralcio nel continuare il cammino, anzi costituisce uno stimolo per affrontare le nuove sfide dell’educazione”.

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