CRONACA

UNA TRANQUILLA MATTINATA NELL’OASI DELL’ASL DI CAPUA

È così bello girovagare nei corridoi del distretto 22 dell’Asl di Caserta, ospitato nei locali dell’ex ospedale Palasciano di Capua, che il tempo scorre così veloce che per chiedere mezzo certificato sembrano passare tre ore. La tranquillità trasuda da ogni ufficio, dove i sorrisi e le rassicurazioni dei dipendenti, che ti invitano i visitare le altre stanze dei colleghi, perché non è loro compito, ti proiettano in una dimensione di calma e gentilezza che ti scuotono l’animo. In un complesso di manifesta inferiorità rispetto al dipendente accomodato, provi a chiedere dove puoi rivolgerti e lui, altrettanto gentilmente, ti indica la retta via guardandoti con sguardo passionevole. E ti ritrovi così al cospetto dell’Anagrafe sanitaria e di una fila di circa quaranta persone, così contente di raggrupparsi nel bel mezzo di una pandemia, che addirittura si autoregolamentano scrivendo i propri cognomi in ordine numerico su un foglio affisso sulla porta di ingresso. Ma “dura lex sed lex”. Si pretende, alle 11, a circa un’ora dalla chiusura dell’ufficio, che si prendano i ticket di prenotazione. È così sereno e frizzante l’ambiente che quegli zucconi degli utenti capiscono subito che è un innocente scherzetto. I biglietti dell’apposita macchinetta, che scandisce i turni di prenotazione, erano infatti già finiti da mezz’ora. “A mezzogiorno e mezzo chiudiamo l’ufficio”, intona soavemente l’operatrice allo sportello. Di fronte a cotanta ilarità decidono tutti di stare allo scherzo e trattenersi all’interno. E quando pensi a malincuore che tre ore di puro divertimento siano ormai passate, ti viene offerta la classica “ciliegina” sulla torta che ti porta a intrattenerti ancora un po’, perché ti suggeriscono di fare un altro tour negli uffici perché manca un codice sul certificato conquistato a suon di sorrisi e disponibilità di intendimento. Te ne vai infine gratificato, con la voglia di avere tra le mani una scheda di valutazione per esprimere tutto il compiacimento che dolcemente sovviene dal cuore e, un po’, anche dal fegato.

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