Capua, CRONACA, CULTURA, EVASIONE CULTURALE A KM0

CAPUA. DAGLI SCAVI ARCHEOLOGICI NEI PRESSI DELLE TORRI DI FEDERICO AL PASCOLO DELLE PECORE, TRACCE DI STORIE NASCOSTE (II PARTE)

In data 11 corrente mese parlammo diffusamente del curioso cartello apposto nello slargo, ove un tempo era operante il distributore di carburante Q8, in prossimità del Ponte Romano.(https://www.urbanews.it/attualita/capua-dagli-scavi-archeologici-al-pascolo-delle-pecore-tracce-di-storie-nascoste.html)

Nella circostanza prendemmo l’impegno di far conoscere le risultanze delle indagini archeologiche eseguite, anche perché il sito oggetto degli scavi, al termine dei lavori, venne accuratamente ricoperto del terriccio rimosso, con collocazione di brecciolino sulla superfice dell’intera area. I capuani colà in transito si erano fatte mille domande su che cosa potesse occultare il sottosuolo in quella località così prossima alla via Appia, al Ponte Romano ed all’antico centro di Casilinum, ove, sul fiume Volturno, era sussistente un porto fluviale i cui resti, talvolta, si intravedono tuttora, soprattutto nel periodo estivo, quando il livello dell’acqua è molto basso- che metteva in comunicazione quel centro col mare, nei pressi di Castel Volturno. Si presume che, in quel tratto del Volturno, si doveva svolgere un intenso traffico di mercanzie dirette o provenienti dall’antica Capua. Lo scavo eseguito all’incrocio di consimili rilevanti vestigia del passato si era caricato di enormi aspettative in ordine a quanto poteva essere portato alla luce. Spesso si sono visti passanti e finanche automobilisti effettuare una breve sosta per dare una sbirciatina a quanto stava affiorando a qualche metro di profondità. Si erano già intraviste antiche murature che risultavano inintelligibili ai profani, ma chiare all’occhio esperto degli archeologi. Tutti si aspettavano che alla fine dei lavori, tra l’altro verosimilmente molto onerosi sul piano finanziario, quanto emerso sarebbe stato posto in bella evidenza ed accompagnato da una targa illustrativa delle ritrovate vestigia. Invece, inaspettatamente, tutto è stato ricoperto nello sconcerto generale, dando la stura a mille facezie e pettegolezzi, culminati poi con la collocazione del cartello riportante l’ironica scritta “Prossima apertura area destinata a pascolo per pecore”. Già fu spiegato che si tratta di una procedura di routine: quando non si tratta di ritrovamenti di rilievo, viene eseguita un’attenta ricognizione di quanto emerso, da annotare, inventariare e poi conservare in appositi archivi, a futura memoria, per ulteriori indagini ed approfondimenti. Il tutto avverrebbe, in genere, perché –si sente dire- non ci sarebbero fondi sufficienti per l’ottimale conservazione, e conseguente esposizione al pubblico, dei reperti rinvenuti, nel medesimo luogo in cui hanno visto la luce del sole. La situazione, però, sarebbe pressoché uguale in tutta la penisola italiana. Per lumeggiare meglio la situazione si riporta un breve passaggio tratto dal libro “Appia” (dedicato proprio alla famosa via che passa a fianco, se non addirittura, in parte, sopra, lo scavo di cui si parla) del giornalista e scrittore Paolo Rumiz, il quale, guarda caso, nella provincia di Caserta, tra Capua e S. Maria C.V., ebbe l’opportunità di raccogliere delle confidenze, probabilmente a loro insaputa, provenienti da funzionari pubblici, operanti nello specifico settore dell’archeologia, a proposito della inadeguatezza dei fondi per la gestione delle antichità e della scarsa considerazione sociale per il loro lavoro: ”Al nord la situazione non è diversa, che in tutta Italia i tutori dell’antico sono all’ultimo gradino della scala sociale, che anche nella mitizzata Padania il rapporto con i secoli oscilla tra l’abbandono, lo sfruttamento, l’imbalsamazione e la valorizzazione cementizia. Non si quietano (riferito ai meridionali) nemmeno se gli spieghi che un pezzo di Via Emilia, appena portato alla luce nel cuore di Bologna, è stato subito tombato, che per carità non intralciasse il moderno, o che nella vicina Reggio tutti contenti ci hanno rimesso sopra uno strato di cemento dopo un’effimera apertura al pubblico. Hai un bel dire che non è il Sud ma è l’Italia intera ad aver paura della Storia. Fatica sprecata. Qui si riterranno sempre unici, nel bene e nel male. La differenza è tutta lì: nel grado di autostima, che qui è a livello zero. E nel vittimismo, che in Campania è a quota mille”. Il passo riportato ci spiega una realtà più problematizzata di quella che potevamo immaginare: non conviene, pertanto, lamentarsi ed accontentiamoci, come suggerisce il Rumiz, di quanto ci viene offerto, sebbene in modo insoddisfacente. Torniamo al punto di partenza; giacché non è stato esposto un cartello riportante cosa è stato rinvenuto, cosa possiamo fare per saperlo? Ho cercato di acquisire notizie senza passare per le istituzioni deputate a fornirle, conoscendo l’abituale riservatezza dei funzionari prepostovi. La fortuna premia gli audaci: seguendo le vicende che, in qualche modo, potevano avere un qualche nesso con tali scavi archeologici, ho saputo della presentazione, in data 21 aprile di questo anno, presso il teatro Garibaldi di S. Maria C.V., a cura degli autori Mario Pagano e Antonella Tomeo, del libro “Capua, la seconda Roma”. Orbene, dalla consultazione dell’importante testo, che ogni capuano dovrebbe possedere per conoscere aspetti poco o nient’affatto noti della storia più antica della propria città, si apprende testualmente quanto segue: “Grande importanza, quindi, assumono i nuovi dati ricavati nell’area già occupata dal deposito di carburante Q8, ….. , ubicato sulla riva destra del Volturno, quasi di fronte al Ponte Romano. ….. All’epoca della guerra annibalica una pare consistente dell’abitato, posto sulla riva destra del Volturno, era privo di mura, e fu facilmente occupato da Annibale. Lavori di arginatura e drenaggio connessi con la colonia cesariana di Casilinum sono ben documentati da questo lato dal recente ritrovamento di ben 150 anfore intere di forma Dressel I allineate e impilate in proprietà xxxxx, prossima alle torri Federiciane. Plinio ricorda ai suoi tempi le morientes Casilini reliquiae. Il passo pliniano ….. deve riferirsi agli effetti di gravi eventi naturali, quasi certamente il sisma del 62 d.C., i cui danni sono verificabili anche a Capua e a s. Angelo in Formis, e una probabile, devastante inondazione che provocarono, evidentemente, un parziale spopolamento della cittadina. ….. Le fosse hanno restituito una rilevante quantità di resti archeologici (va segnalata la presenza, all’interno di un’unica fossa , dei resti di due equini, probabilmente degli asini, in parziale connessione anatomica. In altre fosse risultano invece prevalenti i resti di capro-ovini e suini, ma non mancano ossa relative ad animali di piccola taglia, roditori, uccelli e pesci). Nei riempimenti sono numerosi i frammenti di ceramica dipinta invetriata. Sulla base soprattutto delle attestazioni di ceramica le fosse vanno interpretate come butti (fosse dove si buttavano i rifiuti) altomedievali. ….. Le attività di scavo nei diversi settori di scavo hanno consentito di comprendere l’articolazione planimetrica dell’intera area nella fase che sembra essere sigillata dai livelli di (un) incendio che ….. sembrano inquadrarsi in età tardoantica. L’asportazione di tali livelli, difatti, ha consentito l’individuazione di una lunga fascia centrale scoperta su cui si affacciano una serie di ambienti contigui, forse a carattere commerciale, probabilmente delle tabernae, i cui muri perimetrali sono l’esito di una sovrapposizione e di una trasformazione di strutture preesistenti. ….. Se si considera l’estensione delle strutture murarie individuate anche durante la fase di dismissione dell’impianto Q8, si può ipotizzare che si trattasse di una porzione di un’area destinata a mercato o allo stoccaggio delle merci che, ancora nella piena età imperiale, arrivavano a Casilinum, sia via terra che via fiume”. Si omettono le altre innumerevoli importanti scoperte archeologiche, soprattutto in ordine all’andamento delle sottostanti strutture murarie che, nei secoli, hanno, però, mantenuto pressoché inalterato il medesimo allineamento: abbattimenti, ricostruzioni e sovrapposizioni, ricalcano, in genere, il preesistente orientamento dei luoghi e delle preesistenti strutture. Allorché furono eseguiti gli scavi non feci alcuna foto, nella presupposizione che essi, dopo la loro messa in sicurezza e dotati di totem informativo, sarebbero stati esposti alla visione della cittadinanza e dei turisti, quale ulteriore attrattiva delle nostre gloriose vestigia. Fornisco ai lettori le fotografie tratte dal testo consultato, del quale si raccomanda la lettura per una comprensione più analitica delle conseguite risultanze archeologiche emerse nell’area ex Q8.

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