Viviamo nella storia, nell’arte e nella bellezza: tutto è a portata di mano. Bisogna soltanto riscoprirlo perché tutto è già intorno a noi e fruibile a costo pressoché zero; il costo di un caffè.
Il Castello delle Pietre di Capua o Castello Normanno si erge imponente all’ingresso del centro storico di Capua. Anche questo sito monumentale è pressoché sconosciuto ai capuani salvo per la parte esterna che si offre alla visione del visitatore. Questo castello è inaccessibile a chicchessia analogamente al Castello di Carlo V, ubicato all’interno dello stabilimento militare Pirotecnico.
Mentre il Castello di Carlo V, in rare occasioni, qualche decennio fa, è stato aperto al pubblico, in concomitanza di manifestazioni ed eventi pubblici, il Castello delle Pietre è rimasto, invece, sempre chiuso alle visite dei cittadini. Mi correggo; a qualcuno, più fortunato degli altri, è stato consentito l’accesso per poterne visitare i locali terranei.
Vi state domandando chi sono stati i fortunati che hanno avuto la ventura di poterlo visitare. Ebbene stavo scherzando: quanti hanno avuto l’occasione di entrarvi lo hanno fatto sempre per l’unico scopo di portarsi presso il Distaccamento della Polizia Stradale, che in quel maniero aveva sede, a seguito di contestazioni di infrazioni al Codice della Strada, in relazione a sinistri stradali, oppure per portare in visione le patenti di guida e/o le carte di circolazione dei propri veicoli. Furono fortunati per modo di dire, perché nelle suddette circostanze ebbero almeno la possibilità di vederne, sia pure sommariamente, l’interno ed il retrostante ampio cortile.
Il Distaccamento della Polizia Stradale da alcuni anni è stato trasferito in un altro edificio della cittadina di Capua, con la conseguenza che entrambi i castelli (quello normanno e quello di Carlo V) sono diventati dei tabù per il popolo capuano e per gli eventuali turisti. Diversi decenni fa si notavano ancora comitive di turisti, in genere del Nord Europa, giungere a Capua per visitare, tra l’altro, il Castello delle Pietre, rimanendone delusi, essendone interdetto l’ingresso. Ormai da tempo, è difficile notare comitive di stranieri in visita al Castello delle Pietre: adesso, tramite internet, le notizie viaggiano veloci, per cui nessuno programma una visita, senza prima informarsi. Prima i turisti venivano a Capua, trovando il Castello delle Pietre inaccessibile perché sede di un Ufficio di Polizia; adesso non ci viene più nessuno neanche per sbaglio, perché già è noto che il maniero è inaccessibile, non perché colà ha sede un ufficio pubblico, ma semplicemente perché è chiuso sine die, senza che alcuno sia in grado di dare qualche notizia certa circa il suo futuro utilizzo ed eventuale fruibilità.
Da tempo dei “volontari” hanno adottato la parte antistante il Castello delle Pietre, curandone con diligenza ed amore la pulizia, sfalciando le erbacce, rimuovendo i rifiuti e potando gli alberi che l’abbelliscono. Meno male che esistono i “volontari” che hanno ammirevole sensibilità ed attaccamento alle vestigia della città. In Italia, a mio avviso, dovendo assumere impiegati nel settore della conservazione e della vigilanza dei beni monumentali, correrebbe l’obbligo morale di assumere prioritariamente quanti nella vita si assumono gratuitamente e con piacere un onere similare.
Essendo inaccessibile il Castello di Carlo V, per noi capuani e per gli eventuali turisti di passaggio non resta che ammirare quanto è materialmente fruibile del Castello delle Pietre, ovvero la sola parte esterna, quella che si offre alla vista da Piazza Medaglie d’Oro.
Ebbene, ho fatto questa ampia premessa per spiegare come scrutando con attenzione le mura possenti del castello, mi sia avveduto di un qualcosa che non avevo mai notato in precedenza, siccome probabilmente ricoperto dall’edera oppure da qualche arbusto selvatico, attecchito nei pressi.
Mi aveva incuriosito una lastra di marmo o di granito, di forma rettangolare (con lato di circa 100 per 50 centimetri), infissa nel muro, a qualche metro di altezza dal suolo, sul lato destro, rispetto all’entrata, con incisa la parola “FIER”.
Come è a tutti noto l’Anfiteatro della Capua antica (l’attuale Santa Maria C.V.), dopo la caduta dell’impero romano, fu distrutto, prima dai Vandali e successivamente dai Saraceni. Dalla fine del IX secolo, ormai in completa rovina, fu depredato di tutto; molto di quel materiale lapideo fu trasportato a Capua e venne utilizzato per la costruzione del Castello delle Pietre, del Duomo e del relativo campanile, della chiesa dell’Annunziata e di molti altri palazzi. Insomma, l’Anfiteatro della Capua antica divenne una immensa cava di pietre, in parte scolpite. Una di quelle pietre è, per l’appunto, quella che reca incisa la parola “FIER”.
A quella parola annetto una qualche rilevanza, in quanto, a parere di chi scrive, la lastra lapidea su cui fu scolpita, doveva trovarsi, in origine, sull’accesso adducente a qualche importante ambiente. “FIER” dovrebbe essere la voce di un verbo polisemantico, cioè di un verbo che veicola più significati, deducibili naturalmente dal contesto dell’intera frase. Poiché gran parte delle pietre dell’anfiteatro campano si trovano infisse negli antichi edifici di Capua, la frase completa sarebbe comprensibile soltanto laddove disponessimo della visione delle altre pietre. I costruttori del passato avevano l’accortezza di inserire le pietre recanti delle epigrafi con la faccia rivolta verso l‘esterno in modo da consentire alle future generazioni la lettura di quei messaggi (o parte di messaggi) provenienti dall’antichità. Leggere le pietre di Capua è come tentare di comporre un puzzle complicato, anche perché alcune parole risultano abbreviate, come quelle leggibili nella parte bassa della torre campanaria del Duomo di Capua, dove una delle poche parole incise per esteso è “Niger”, anche questa polisemantica (voleva indicare semplicemente un colore o la carnagione scura di parte degli schiavi che combattevano nell’arena dell’anfiteatro?). Possiamo soltanto fantasticare, confidando nel futuro contributo (sempre ben accetto) di un bravo latinista che sappia darci un ragguaglio autorevole circa il possibile significato di quelle parole sparse qui e là per la città, apparentemente senza senso.
Torniamo al Castello delle Pietre: abbiamo fantasticato su ciò che è possibile vedere dall’esterno, partendo da una sola pietra, resa visibile grazie ai volenterosi capuani che hanno idealmente adottato il castello. Speriamo che in un prossimo futuro, anziché scervellarci su di una pietra -perché allo stato attuale solo di quelle esterne è possibile parlare, siccome visibili-, si possa visitare in libertà quel maniero, in ordine al quale intere generazioni hanno potuto solo lavorare di fantasia per immaginarne la struttura interna.
Confidiamo nel futuro! Qualunque soluzione è preferibile all’attuale inutilizzo.