AMBIENTE, Capua

CAPUA. ORTI URBANI, UN PROGETTO PER LA RIQUALIFICAZIONE DELLE AREE DEGRADATE

Un po’ dappertutto in Italia si sta diffondendo la moda degli orti civici (detti anche orti comunali  oppure urbani). Si sono intravisti prima nel Nord Italia e poi si sono affermati su tutto il territorio nazionale,  a macchia di leopardo. Sono presenti anche nella nostra  provincia. Li ho visti una prima volta in una cittadina prossima a Caserta. Infatti, a Casagiove, si ha la possibilità di notarne diversi, raggruppati tutti nella medesima zona. 

          Ma quando sono nati questi orti? Qualcosa di simile a quelli attuali  possiamo ravvisarlo nei “piccoli giardini” (kleingarten) tedeschi, sorti verso la metà del diciannovesimo secolo, destinati soprattutto all’evasione ed al gioco dei bambini. La successiva evoluzione furono i “giardini per gli operai”, i cosiddetti “jardins ouvriers”, che si affermarono in Francia verso la fine del 1800. I “giardini per gli operai” avevano lo scopo di integrare le risorse alimentari degli operai e, nel contempo, rafforzare il vincolo familiare, coinvolgendo nella coltivazione del giardino assegnato tutti i componenti del nucleo familiare. Il motto di queste forme di aggregazione sociale era “il giardino è il mezzo, la famiglia è lo scopo”, poiché si riteneva che il coinvolgimento dell’intero nucleo familiare in una consimile attività potesse esaltare il contributo di ciascuno, in una virtuosa sinergia operativa. 

          Stiamo parlando degli orti urbani perché Capua è una cittadina che si potrebbe prestare al loro allestimento. Ci sono in giro diverse aree pubbliche in stato di abbandono dove abbondano rifiuti, rovi e vegetazione spontanea. Molte di queste zone sono attualmente impraticabili, mentre potrebbero avere una loro utilità sociale.

          A Capua, come altrove, ci sono innumerevoli pensionati; molti di essi coltivano l’hobby del giardinaggio e chissà cosa darebbero per vedersi assegnato  un fazzoletto di terra per  seguire  la loro passione. Naturalmente vedo tra i potenziali richiedenti sia gli uomini che le donne, perché l’amore per la terra accomuna i sessi ed in essa ognuno può trovare un momento di evasione e di gratificazione, magari le donne per allestire un giardino fiorito ed i  maschi per piantare un albero oppure per fare semplice giardinaggio, per provare la gioia di aver  prodotto un qualcosa di proprio ed in maniera biologica. 

          Assegnare un pezzetto di terreno a chi lo voglia richiedere significa raggiungere una molteplicità di obiettivi. Innanzitutto si può far diventare più laboriosi gli spiriti più pigri. In secondo luogo si possono stimolare le occasioni di socializzazione tra quanti  si sentono accomunati da un’analoga passione. In terzo luogo si possono recuperano all’amore per  la natura persone che, magari, da anni, per ragioni lavorative o di altra natura, sono state costrette a vivere tra quattro mura, senza aver avuto concrete possibilità di evasione.

         E’ stato notato che nelle città dove l’esperienza degli orti comunali si pratica già da tempo sono sorte vere e proprie gare tra gli assegnatari di essi per dimostrare le migliori tecniche di giardinaggio o di floricoltura, con reciproco scambio di  tecniche e di conoscenze botaniche. Ognuno cerca di emergere sugli altri, introducendo nella coltivazione del proprio orto magari fiori o ortaggi di difficile reperimento sul mercato, ormai portato all’omologazione delle varietà vegetali di maggiore consumo alimentare, oppure alberi da frutta ormai desuete, come il gelso, il corbezzolo, il giuggiolo, ecc.    

          Addirittura la sana competizione che si viene a determinare tra quanti sono coinvolti nell’iniziativa in questione si è dimostrata un ottimo toccasana contro la depressione, l’ inedia, l’inanizione e l’inoperosità; insomma si potrebbe dire che la natura ha un potere taumaturgico superiore a quello della medicina.

         Per i tanti motivi rassegnati, uno dei modi per promuovere il benessere della cittadinanza potrebbe essere proprio quello dell’assegnazione degli orti civici. Auguriamoci che la politica voglia, nel concreto dispiegarsi nella vita sociale, veicolare questa diffusa aspirazione. 

          E per arrivarci sarebbe necessario censire preliminarmente le aree pubbliche incolte e abbandonate che, previa individuazione, potrebbero essere assegnate ai richiedenti, sulla scorta di criteri preindividuati ed obiettivi. E per poterlo attuare si potrebbe fare affidamento sulle procedure già rodate da tempo in tante altre cittadine.

          Quella degli orti civici potrebbe costituire un valido escamotage per bonificare, da una parte, le aree comunali più desolate e degradate e, nel contempo, per elevare la qualità della vita dei pensionati e finanche dei soggetti più fragili, seppure non pensione, senza alcun onere finanziario.

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