Seppi qualche tempo fa dell’apertura di un nuovo supermercato a S. Maria C. V. nei pressi dell’omonimo vincolo autostradale. Si tratta dell’ennesimo punto vendita di una nota catena di Supermercati, quelli denominati LIDL. Non era questa la notizia che mi interessava, perché ne aprono un po’ dappertutto, ma quella ad essa correlata, ovvero che l’apertura dello stesso era stata ritardata dal rinvenimento di significativi reperti archeologici durante l’esecuzione dei lavori occorsi per il suo apprestamento. Ormai sembrava che si fosse giunti ad un momento d’impasse col conseguente rinvio sine die dell’entrata in esercizio del supermercato. Invece, d’un tratto, si seppe, a saggi archeologici terminati e a scavi conclusi definitivamente, che era stata trovata una soluzione soddisfacente sia per l’imprenditoria che per le istituzioni preposte alla conservazione delle belle arti: la composizione dei contrapposti interessi era stata raggiunta attraverso la valorizzazione e la promozione dei preziosi ritrovamenti, siti proprio nelle adiacenze, se non all’interno dell’area di pertinenza dell’ipermercato, mercé l’allestimento di un razionale parco archeologico, con pannelli illustrativi di un’antica strada e di un sacrario, nonché dei relativi reperti, colà rinvenuti, ancora da catalogare, per poi essere conservati nel Museo Archeologico di S. Maria C.V.- Procediamo alla sua visita: il parco archeologico si presenta idoneamente recitato e dotato finanche di “un efficace impianto di illuminazione che consente, infine, la fruizione dell’area per molte ore nel corso della giornata, garantendone la piena godibilità”. All’ingresso sono apposti due cartelli, di cui si accludono le foto. Il primo reca le seguenti scritte: “Battuto stradale” (Roman Road), II –I secolo a. C. e “Monumento funerario (Roman funerary monument), I secolo a. C – I secolo d. C.- Il secondo cartello reca la scritta “Ingresso libero”, Lunedì – Domenica (ore 08.00- 22.00). In parole povere quel parco archeologico è sempre aperto, gratuitamente, nei giorni feriali e festivi e con orario protratto fino alle ore 22.00. Trattasi della soluzione ideale per promuovere la fruibilità dei beni archeologici e per salvare dall’incuria un’area una volta esplorata per fini di studio. Insomma, in quel luogo vediamo realizzato esattamente il contrario di quanto è avvenuto a Capua, in occasione degli scavi archeologici eseguiti nei pressi del Ponte Romano, con l’infausto epilogo del loro interramento e successivo riempimento di terriccio e brecciolino per l’intera estensione della superfice, oggi interamente ricoperta di spontanea e rigogliosa vegetazione che mortifica quell’area archeologica, sottratta alla visione di potenziali visitatori, e deprime l’intera cittadinanza, per la deludente inaspettata conclusione. Soltanto spiriti insensibili non si sentono turbati dall’aver chiuso una stagione di intensi e onerosi lavori con la loro successiva “sepoltura”, oggi ironicamente celebrata con un sarcastico cartello recante il logo di “pascolo per pecore”, stante la lussureggiante vegetazione spuntata tra i sassolini. Ritorniamo all’area archeologica di S. Maria C.V.: all’interno si trovano collocate tre bacheche. La prima, visibile nella foto a corredo del presente articolo, recante la scritta “L’area extraurbana settentrionale dell’antica Capua”, riepiloga la storia della Capua antica, ricordando tutte le popolazioni che hanno abitato quei luoghi, con notizie particolareggiate sulla geografia del territorio circostante. Il secondo cartello, anch’esso riportato in fotografia, recante la scritta “Il monumento funerario di Via Galatina – La scoperta”, spiega che nell’area esplorata è stata rinvenuta, ad una profondità di un paio di metri, una strada (battuto stradale) lunga circa 87 metri e larga circa 5 metri, con orientamento nord/est, ricalcando, a grandi linee la centuriazione del periodo repubblicano. I saggi archeologici –chiarisce ancora la locandina- hanno evidenziato che doveva trattarsi di un’arteria stradale molto trafficata, dotata di opere di drenaggio delle acque piovane, di cui ne sono una comprova le costanti opere di manutenzione eseguite nel tempo, consistenti nel ripianamento delle buche (anche un paio di millenni fa c’erano le buche stradali e ciò ci conforta in parte circa la presenza delle attuali buche) e dei solchi, provocati dal ripetuto passaggio delle ruote di pesanti carri. Nella medesima bacheca viene, altresì, puntualizzato che, in un momento successivo, la strada fu dismessa e sul suo tracciato fu eretto un monumento funerario circolare avente un diametro di circa 16 metri; in ordine alle caratteristiche di quel sacrario si rimanda alla lettura delle esaustive didascalie contenute nel pannello illustrativo. La terza bacheca, recante la scritta “Dallo scavo alla fruizione”, illustra la metodologia seguita nell’esecuzione degli scavi che hanno interessato una superficie di circa 3.000 metri quadrati, spiegando le evidenze archeologiche messe in luce e dando atto del rinvenimento di innumerevoli reperti archeologici (in genere vasi), di cui molti da assemblare siccome in frantumi. Quest’ultimo cartello chiarisce che l’intera area è stata sistemata in maniera tale da consentirne un’ottimale fruibilità e comprensione anche da parte dei non addetti ai lavori, rendendola agevolmente accessibile a quanti hanno difficoltà motorie. Anche ai rinvenimenti archeologici di Capua, a sommesso avviso di chi scrive, doveva essere accordato il medesimo trattamento, stante la prossimità fisica col Ponte Romano e le Torri di Federico II di Svevia, la contiguità (se non addirittura la sovrapposizione) col tracciato dell’antica Via Appia, conosciuta nel mondo intero come la regina viarum (la regina delle strade) e la vicinanza (poche decine di metri) col fiume Volturno, ove nei pressi ( quasi di fronte all’area archeologica investigata) si affacciava Casilinum, il porto fluviale della Capua antica, di cui oggi, col fiume quanto mai in secca, sono ancora visibili alcune conformazioni affioranti vistosamente dalle acque quasi stagnanti. Per le evidenze archeologiche di Capua, di cui trattasi, vedasi gli articoli dell’11 maggio e 16 maggio (quest’ultimo soprattutto per i reperti rinvenuti) corrente anno, consultabili nella voce “Rubriche” di “URBANEWS”.