Capua, CULTURA

“UN SENZA NOME”, SIGNIFICATO E IMPORTANZA DELLA RIEVOCAZIONE STORICA DEI GIORNI SCORSI ATTRAVERSO LO STUDIO DELL’UNSI

Un’interessante nota del capuano Gaetano Surdi in merito agli eventi che hanno preceduto la traslazione del Milite Ignoto

Con la firma dell’Armistizio e la dichiarazione del Bollettino della Vittoria, terminava ufficialmente il 4 novembre 1918 la Prima Guerra Mondiale. L’Italia era entrata in guerra il 24 maggio 1915 al termine del conflitto conterà, 650.000 soldati caduti in battaglia, secondo, altre stime 680.000 a queste tristi cifre si aggiungono i quasi 600.000 civili morti per cause inerenti il conflitto.

l’Italia doveva ripartire, e risolvere una miriade di problemi militari,  politici e sociali. Prevalente era il rimpatrio dei prigionieri di guerra, ma ancora più umano era il sentimento d’amore e patriottico di riportare a casa i resti dei soldati caduti dal luogo provvisorio di sepoltura al paese di nascita.

Diverso, invece, era il problema dei “Soldati Ignoti”, i tanti che non era stato possibile risalire alla vera identità anagrafica e pertanto essi, venivano, definiti “dispersi”. Giova ricordare che i nostri soldati erano privi di piastrino di riconoscimento, alcuni lasciavano traccia del proprio cognome e nome scritto con inchiostro all’interno della giubba in lana, facilmente deteriorabile a contatto con il terreno, altri incidevano il proprio nome e cognome e reparto su di un pezzo di lamiera e conservato nelle tasche dell’uniforme, questo elemento poteva portare all’identificazione,  molte volte risultava  incerta e dubbia agli esaminatori.

L’idea di onorare i caduti le cui salme non vennero mai identificate fu del Colonnello Giulio DOUHET, nato a Caserta il 30 maggio 1869, da una famiglia di origine Savoiarde, il padre era un Ufficiale farmacista presso l’Ospedale Militare di Caserta. Anch’egli intraprende la carriera delle armi frequentando la Scuola Militare. Nel 1916 rivestiva il grado di Colonnello, critico nella conduzione della guerra da parte del generale Cadorna,  inviò uno scritto ai superiori gerarchici e all’Onorevole Leonida Bissolati, Ministro dell’Assistenza Militare e Pensioni di Guerra, intercettato il memoriale, e posto sul banco degli imputati con un processo militare per divulgazione di notizie  riservate, con la conseguente condanna ad un anno di reclusione, al termine della pena venne posto in congedo.

Intanto, DOUEHT, nel novembre 1920 venne riabilitato per la condanna inflittagli nel 1916, e annullata dal Tribunale Supremo di Guerra e Marina, e conseguentemente reintegrato in servizio con il grado di Maggior Generale e posto in aspettativa.

Sempre nell’anno 1920  in posizione militare di congedo, fondò l’Unione Nazionale Ufficiali e Soldati e la Rivista “ Il Dovere “ periodico della stessa Associazione, sulle cui pagine, il geniale Ufficiale lanciò per primo la proposta  di ONORARE I CADUTI LE CUI SALME NON SONO MAI STATE  IDENTIFICATE propose di erigere monumenti ai caduti della Grande Guerra in ogni città d’Italia, di onorare i caduti italiani le cui salme non erano state identificate, con la creazione  di un monumento al “ Milite Ignoto “ a Roma presso il Pantheon, dove riposano i Re d’Italia.

La proposta di Giulio DOUHET venne accolta con grande e favorevole entusiasmo da parte delle organizzazioni combattentistiche. Mentre, la geniale idea che aveva suscitato unanimi patriottici consensi in Patria veniva ostacolata dalla flemmatica burocrazia della classe dirigente Italiana, mentre, con alacre  celerità e, in emula gara le nazioni che avevano partecipato al conflitto come: Belgio, Francia, Inghilterra e Stati Uniti realizzarono, l’acuta idea di DOUHET, prima che le due Camere  prendessero in esame la proposta di legge.

In data 11 agosto 1921 venne approvata, in assenza di dibattito  la legge n.1075 sulla sepoltura della Salma di un Soldato Ignoto caduto in guerra e  pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia n.197 di sabato 20 agosto 1921. La proposta iniziale di DOUEHT venne parzialmente modificata, limitatamente di  quella  relativa al luogo di sepoltura.

Infatti, l’ultima dimora del Soldato Sconosciuto doveva essere in un luogo aperto sotto lo sguardo di tutti, dove gli italiani potevano onorarlo e continuano a farlo ancora oggi. L‘Ignoto Milite doveva essere inumato all’Altare della Patria  al Vittoriano sotto la Statua della Dea Roma e davanti all’imponente monumento equestre dedicato al Padre della Patria, Vittorio Emanuele II° primo Re d’Italia, e, non chiuso tra le mura di un edificio come  il Pantheon, che rimaneva riservato solo ai Savoia.

Un’apposita  Commissione nominata dal Ministro della Guerra Luigi GASPAROTTO, iniziò le ricerche ufficialmente il 3 ottobre 1921, al fine di raccogliere undici salme di caduti di altrettanti 11 campi di battaglia, che in alcun modo  non fossero  identificabili.. I campi di battaglia visitati furono: Dolomiti – Altipiani – Grappa – Montello – Basso Piave – Cadore – Gorizia – Basso Isonzo – San Michele e da Castagnevizza fino al mare, affinchè fra le salme potessero avere rappresentanza anche i caduti dei reparti da sbarco della Marina.

Le salme riesumate e composte vennero adagiate in casse di legno perfettamente uguali furono portate nella Chiesa di Sant’Ignazio a Gorizia che, per alcuni giorni venne trasformata in Camera Ardente, successivamente portate su automezzi militari nella Basilica di Santa Maria Assunta ad Aquileia, ed in questo luogo Sacro le 11 bare ricoperte dal tricolore e sopra di esse un elmetto militare.

Era giunto il momento del gravoso compito, quello di designare uno tra gli undici ignoti che raggiungerà il Vittoriano in Roma al termine di un viaggio che durerà 4 quattro giorni.

Una commissione Ministeriale appositamente costituita, doveva designare, tra le vedove e madri di soldati morti in guerra, una donna che rappresentava per l’Italia  tutte le madri che avevano perso dei figli in combattimento. La scelta cadde sulla popolana Maria Maddalena Blasizza nata a Gradisca d’Isonzo il 23 gennaio 1867 da Giacomo e da Orsola Maur, coniugata con Antonio Bergamas. Il cui figlio, anch’esso come il padre di nome Antonio, disertò dall’Esercito Austriaco, arruolandosi volontario nel Regio Esercito con il nome di guerra di Antonio Bontempelli. Sottotenente del 137° Reggimento fanteria della Brigata “Barletta”, cadde in combattimento sul Monte Cimone, il suo corpo non venne mai ritrovato. Alla sua memoria gli venne concessa la Medaglia D’Argento al Valor Militare.

Maria Bergamas, aveva un compito altamente morale e storico, in quel preciso istante rappresentava tutte le madri italiane. Doveva indicare con un preciso cerimoniale una tra le 11 bare, quella che poi divenne poi il simbolo dell’Italia.

Il cronista dell’epoca riporta testualmente: nella Basilica gremita di persone all’inverosimile e, in un silenzio surreale, rotto solo dal singhiozzo di patimento di Maria Bergamas, accompagnata da 4 militari decorati di Medaglia d’Oro, si gira verso i banchi che ospitano  le altre madri e vedove le guarda, cerca i loro sguardi come di una muta approvazione, per il grande compito affidatogli. Posta davanti alla bare. Maria, con lo sguardo perso nel vuoto e, con passo vacillante dopo essere passata davanti alla prima bara, la seconda, la commozione è al massimo, sale il pianto riesce a proseguire sentendosi quasi mancare, le passa in rassegna fino alla decima come dirà successivamente, la figlia Anna. La madre era decisa di scegliere l’ottava o la nona bara, poiché quelli erano i numeri che ricordavano la nascita e la morte di Antonio; ma giunta dinanzi alle bare provò un senso di vergogna, e poiché nulla dovesse ricordare suo figlio, scelse la DECIMA affinchè il simbolo che sarebbe andato a Roma fosse davvero un Soldato Ignoto.sulla bara fece cadere il suo velo nero da lutto e non il fiore bianco che stringeva nella mano, come da cerimoniale. LA SCELTA ERA AVVENUTA.

Nel compartimento ferroviario di Trieste venne allestito il “treno storico” una coppia di locomotive a vapore del Gruppo 740 costruita dall’Ansaldo Breda  con una potenza da 900 Cv. Con una velocità di 65 Km/h costituito da 17 vagoni, in testa un carro speciale sul quale era collocato un affusto di cannone e su questo la bara dell’illustre passeggero avvolta nel tricolore e su di essa collocati un elmetto, un fucile e tre medaglie d’Oro dono di tre città friulane. La conduzione del treno venne affidata a Macchinisti e Ferrovieri ex combattenti e decorati al Valore Militare

l treno aveva un suo ben preciso itinerario attraversando 5 regioni e 11 città sulla tratta Aquileia Roma. Ovunque la popolazione locale era assiepata lungo i binari per salutare “l’Ignoto soldato”, il cui arrivo era preceduto da uno stormo di aerei a scorta al convoglio. La più grande manifestazione patriottica di tutti i tempi venne caratterizzata da un’enorme massa di persone e il silenzio regnava sovrano. Le donne in gramaglie, gli uomini al passaggio si scoprivano il capo inginocchiandosi nella meditazione di una preghiera, qualcuno lanciava dei fiori sul carro. Sia nelle stazioni di partenza che di arrivo ovunque si cantava la Leggenda del Piave.

LA CERIMONIA DI TUMULAZIONE DEL “MILITE IGNOTO” ALL’ALTARE DELLA PATRIA

Dalla cronaca de: Il Messaggero del 3 novembre 1921:

Già dalle ore 08.00 attendono alla Stazione Termini l’arrivo della Salma del “Milite Ignoto “ Le Bandiere dei comuni decorati di Medaglia d’Oro e d’Argento al Valor Militare, il Presidente del Consiglio Ivanoe BONOMI, accompagnato dall’Onorevole TITTONI e da Enrico DE NICOLA, rispettivamente Presidente del Senato e della Camera, Il sindaco di Roma Giannetto VALLI, l’Ammiraglio Paolo THAON di REVEL, il Tenente Generale Comandante di Corpo d’Armata Edoardo RAVAZZA, il Corpo Diplomatico e i decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare.

Alle ore 09.00 arrivano il Re, il Principe Ereditario, il Duca d’Aosta,  il Duca di Genova, il Duca degli Abruzzi, il Duca delle Puglie, il Duca di Ancona, il Conte di Torino

Mentre, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, sostano la Regina Elena, con le Principesse Reali e le Dame d’Onore, la Regina Margherita col suo gentiluomo e le Dame di Palazzo, in attesa della Salma del “Soldato senza Nome”.

Il treno entra nella stazione Termini, gremitissima, si ferma dinanzi alla Saletta Reale, 8 decorati con Medaglia d’Oro scendono dal carro la bara e adagiata su di un affusto di cannone, prendendo posto ai lati del carro per la formazione del corteo, subito dopo seguivano il feretro Sua Maestà il Re, il Principe Ereditario e gli altri membri della Casa Reale.

Il corteo giunse sul sagrato della Basilica di Santa Maria dei Angeli e dei Martiri, il catafalco venne portato in chiesa per il “Sacramento dell’Assoluzione” , somministrato da Monsignor BARTOLOMASI, assistito dal collegio dei Parroci di Roma con a Capo Monsignor  RODELLA Camerlengo della Santa Sede, 80 cantori delle più importanti Cappelle Romane accompagnarono i canti sacri.

Al termine del rito, durato poco più di venti minuti e, partiti i Reali e le altre autorità intervenute, il “Milite Ignoto” ricevette il lungo  omaggio sincero e commosso dei romani e di quanti convenuti a Roma. La salma vegliata per tutta la notte da un picchetto d’Onore in gran Montura fino alle ore 19.00 del giorno 3 novembre. Inoltre, nel numero di quattro militari per ogni categoria appartenenti a: Ufficiali, Sottufficiali, Caporali, Soldati, mutilati ed ex-combattenti.

Il 4 novembre, dopo la Santa Messa officiata da Monsignor BARTOLOMASI, la bara venne portata fuori dal tempio  e adagiata sull’affusto di cannone trainato da cavalli bardati a lutto, il corteo formato da due blocchi  di militari di tutte le armi e da oltre 750 Bandiere e Labari delle Unità Militari e Banda dell’81° Reggimento fanteria della Brigata “Torino”

Chiudeva il corteo il 2° blocco formato dalle Bandiere delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma. Da piazza Esedra si snodò lungo Via Nazionale per giungere in Piazza Venezia. Il Re  e la Real Casa giungevano al vittoriano. Vittorio Emanuele III° dava il braccio alla Regina Madre, mentre l’Onorevole Bonomi, Presidente del Consiglio accompagnava  la Regina Elena, dopo i Reali, le Delegazioni del Corpo Diplomatico i Ministri, le più alte autorità Militari e civili, le madri e vedove di guerra.

Tra i rappresentanti degli uomini di Governo era presente anche il capuano Onorevole Antonio Casertano, ebbe la perdita del primogenito, Massimo tenente dei Bersaglieri caduto in combattimento nel 1917 sul Monte Santo di Gorizia.

Idealmente presente  il il Capo di stato Maggiore dell’Esercito, Generale Armando Diaz, Duca della Vittoria, dagli Stati Uniti, dove si trovava, quale Ospite d’Onore, per una cerimonia analoga al Milite Ignoto Statunitense fece pervenire a SM il Re un telegramma il cui contenuto era intriso di alti e ossequiosi sentimenti patriottici.

Alle ore 09.30 l’affusto di cannone arriva sotto la scalea del vittoriano, i militari che erano in testa al corteo del Milite Ignoto si disposero su due linee laterali lungo gli estremi della scalinata del Vittoriano.

Alle ore 10.00, portato a spalla dai decorati di Medaglia d’Oro, con un preciso rituale salgono lentamente lo scalone, intanto,Monsignor Angelo Bartolomasi,  raggiunto il Sepolcro, asperse il loculo per l’ultima volta con l’acqua del Timavo, e pronunciò queste parole: “ . . . ti ho preso da Aquileia e ti ho condotto in Roma, riposa in pace”.

Mentre la bara avvolta nel tricolore venne collocata nell’ultima dimora e, accompagnata solo da un lento rullio di tamburi, Re Vittorio Emanuele III° depose un ramoscello di alloro su di essa fissò, con un martello in Oro la  Medaglia d’Oro al Valor Militare che “Motu Proprio” aveva concesso. Con la motivazione seguente:

 “ Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senza altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della Patria “. 24 maggio 1915 – 4 novembre 1918

La Sezione UNSI di Capua ricorda il MILITE IGNOTO ha ricordato il Soldato Senza Nome presso la Basilica Cattedrale, con la celebrazione della  S.Messa che officiata da S.E.R Mons. Salvatore VISCO Arcivescovo di Capua. Alla cerimonia hanno partecipato alcuni Sindaci i cui comuni hanno conferito la Cittadinanza Onoraria all’IGNOTO MILITI, oltre a numerose Associazioni Combattentistiche e d’Arma della Provincia di Caserta, alcune di recente costituzione.     

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