CRONACA, EVASIONE CULTURALE A KM0

CAPUA: IMMOBILE PUBBLICO DI PREGIO DEL “REGIO ESERCITO”, MA DESTINATO AL DEGRADO ED ALL’OBLIO.

A Capua si ha la possibilità di notare alcuni edifici pubblici di pregio, abbandonati, però, da tempo. Si tratta, in genere, di stabili di proprietà dello Stato. Di essi sembra che alcun funzionario pubblico, in servizio presso le istituzioni che li hanno in carico, si prenda cura di quell’importante patrimonio immobiliare. Un tempo, nel gergo politico e giornalistico, ricorreva spesso la locuzione “servizio pubblico”, “cosa pubblica”, “pubblico interesse”. Adesso si fa sempre meno ricorso a quella tipologia di frasario; ed in concomitanza con il generalizzato abbandono di quel bagaglio terminologico si assiste, di pari passo, all’insorgente fenomeno della noncuranza per la gestione della cosa pubblica. Fatta la necessaria introduzione per inquadrare la problematica di cui si intende parlare, si accenna ad uno di questi immobili oggetto delle perplessità della locale opinione pubblica. Si tratta di uno stabile in stato di palese degrado sito all’inizio di via Boscariello, cioè dell’imponente edificio che reca sulla parte sommitale la scritta “Pirotecnico R.E.”, edificato verosimilmente nei primi decenni del decorso secolo. La sigla “R.E.” sta per “Regio Esercito”, in quanto all’epoca della sua costruzione vigeva il regime monarchico. Lo stile è vagamente coloniale. Fu costruito sicuramente quale ampliamento del Pirotecnico, cioè dello stabilimento militare, sito nel centro cittadino, che produce tuttora cartucciame per le Forze Armate e di Polizia. I due complessi militari erano entrambi collegati alla stazione ferroviaria di Capua attraverso delle tratte ferroviarie attive fino alla seconda guerra mondiale ed interrate da tempo, delle quali si intravedono ancora delle labili tracce, già oggetto di un precedente articolo del 28 febbraio 2023 (Capua: quei binari ferroviari che affiorano qua e là dal manto stradale ci rimandano ad un passato neanche tanto lontano). Orbene l’edificio del “Pirotecnico R.E.” versa in evidenti condizioni di degrado, agevolmente constatabili dalle foto a corredo del presente articolo. Lo si può notare fin dall’ingresso della cinta perimetrale, accesso che trovasi pressoché all’altezza del vecchio passaggio a livello, non più sussistente a seguito della costruzione del sottopasso ferroviario, resosi necessario per risolvere la problematica delle congestioni della circolazione stradale che si verificavano ricorrentemente in occasione dei frequenti transiti ferroviari. Orbene l’ingresso è quasi nascosto da una fitta vegetazione. Spettacolo ancora più impietoso offrono le finestre che affacciano su via Boscariello, quasi tutte aperte e ridotte in cattivo stato dalle inclemenze meteorologiche. Si presume che anche l’interno delle stanze sia andato incontro ai pregiudizi arrecati dal vento, dall’acqua piovana e dai volatili che colà nidificano. Questa imponente appendice del vecchio Pirotecnico doveva rivestire, durante il fascismo, un ruolo di una certa importanza, non solo per la particolare architettura dell’immobile quanto anche per un curioso episodio poco noto, salvo ai più anziani residenti al Rione Boscariello. Circa quarantacinque anni fa ebbero luogo violenti nubifragi, con folate di vento di analoga intensità; al termine di quelle abbondanti precipitazioni atmosferiche, quasi come spettri affioranti da un tragico passato, si evidenziarono sulla fascia sommitale delle finestre dell’ultimo piano delle scritte a caratteri cubitali: “Credere – obbedire – combattere”. Gli anziani del luogo non si mostravano meravigliati, mentre i più giovani si domandavano perplessi che cosa significavano quei tre verbi collocati nella parte più visibile dell’edificio. Seppero che, in forza della suggestione veicolata da quei tre verbi, un intero popolo era stato soggiogato dal fascismo al punto di essere trascinato nell’inferno della seconda guerra mondiale, con la contestuale abolizione delle libertà civili. Nell’edificio in questione, per quanto esposto, doveva presumibilmente avere sede la direzione di questa specie di “succursale” del Pirotecnico principale. Dal dopoguerra fino ad alcuni decenni orsono lo stabile di cui si discorre è stato adibito ad alloggio di servizio dei militari del Ministero della Difesa, nonché dei personale civile in servizio presso il medesimo dicastero. Col prosieguo del tempo, la buona soluzione adottata per preservare le condizioni dell’intero complesso militare fu abbandonata del tutto con la conseguenza di far precipitare la struttura in uno stato di diffuso degrado; di pari passo, la vegetazione spontanea, infiltratasi quasi dappertutto, ha cominciato a signoreggiare su tutte le aree scoperte, rendendole irriconoscibili. Eppure per continuare a tenere tutto in perfetto ordine bastava che si continuasse a tenere assegnati gli ambienti disponibili come alloggi di servizio per il dipendente personale che ne avesse fatto motivata richiesta. Per tale via si sarebbe conservata l’integrità patrimoniale dell’immobile e si sarebbe tenuta presidiato un complesso militare che, in quella parte, appare desertificato ed abbandonato ad un destino infausto. E non è da escludere, per come risultano danneggiati (oppure forzati) gli infissi ed i vetri delle finestre, che la struttura in argomento, oltre a subire le inclemenze meteorologiche, sia anche oggetto di possibili atti di vandalismo o di reati di natura predatoria. L’opinione pubblica, davanti ad una consimile gestione della cosa pubblica, rimane perplessa, perché se da essa non si vuol ricavare alcun utile, pur sempre possibile, stante il prestigio di quegli ambienti, non si fa alcunché almeno per preservarne la sua integrità ed il suo valore economico.

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