Capua, EVASIONE CULTURALE A KM0

CAPUA: S.ANGELO MISTERIOSA E I SUOI TESORI NASCOSTI

Credevo di conoscere Capua, ma mi sono accorto che non è vero; me ne sono avveduto per caso. Curo la rubrica “Evasione culturale a Km 0” su questo giornale on-line, per significare che non c’è bisogno di andare troppo lontano per trovare qualcosa di stimolante anche a pochi metri dal proprio domicilio. La nostra città è uno scrigno di opere d’arte, di cui non sempre, però, siamo a conoscenza dei suoi innumerevoli tesori. In questa occasione voglio fare riferimento ad un qualche cosa di inaspettato, almeno per me e, presumo, per molti miei concittadini. Transitando per S. Angelo in Formis ho notato l’insegna commerciale “Naturrà – vivaio, erboristeria, negozio bio, fattoria didattica” . Dovendo comprare una pianta di fiori, mi sono portato al vivaio in questione, distante qualche centinaio di metri dalla strada provinciale n.4, per intenderci quella che, provenendo da S. Maria C. V., attraversa la frazione di S. Angelo per tutta la sua estensione. Orbene, giuntovi, resto rapito da un paesaggio completamente immerso in un verde lussureggiante, fatto prevalentemente di agrumi, in questo periodo in fiore e, quindi, profumatissimi, ed olivi secolari. Ma ciò che maggiormente ha attratto la mia attenzione è stato una enorme massa tufacea, da cui, verosimilmente da tempo immemorabile, è stata intagliata ed asportata la pietra pomice, con la quale sono stati costruiti tanti palazzi a Capua e a S. Maria C.V. ed anche altrove. Proprio all’interno dell’area in cui si sviluppa il vivaio Naturrà, un’alta parete tufacea evidenzia numerose cavità. Dalla loro conformazione si può agevolmente dedurre che trattavasi di ambienti primordiali, adibiti da tempo immemorabile ad abitazioni rupestri, semplici ed essenziali nella loro struttura e negli accomodamenti interni. Il titolare dell’azienda, interpellato al riguardo, si è reso disponibile a farmi da cicerone ed, all’uopo interpellato circa il decorso uso di quelle cavità, ha chiarito che, in base ai suoi ricordi, le stesse furono abitate fino agli anni sessanta del decorso secolo. Poi furono definitivamente abbandonate, siccome non più rispondenti alle esigenze abitative della vita moderna. Mi ha introdotto in quegli ambienti così suggestivi ed enigmatici, dandone una puntuale e meticolosa illustrazione: la cucina spartana, il forno, la stalla, la cantina, il cellaio e poi un lungo corridoio, più simile ad un cunicolo che ad un agevole camminamento, che sbucava su di un altro lato della massa tufacea. Le foto a corredo del presente articolo, più delle parole, rendono il concetto e la dimensione di quegli ambienti arcaici. E’ difficile dire a che epoca risalgono quelle cavità scavate nella pietra pomice ed abitate da sempre, fino a tempi, tutto sommato, relativamente recenti. La visione complessiva di quegli anfratti, scavati in profondità e poi successivamente ampliati per essere adattati a dimora di popolazioni dalle frugali abitudini e dalle misurate esigenze, rimanda ai “sassi di Matera”, ovvero a quelle architetture rupestri, alcune risalenti finanche alla preistoria, divenute, negli ultimi decenni, un sito di rilevanza mondiale, nonché invidiabile attrattore turistico. La massa tufacea vista a S. Angelo in Formis, così come traforata da parte a parte, per essere adibita a rifugio delle locali popolazioni, riproduce in piccolo le suggestioni veicolate dai “Sassi di Matera”: chi non può andare in quella località può farsi un’idea di quanto potrà trovare colà, facendo semplicemente una rapida visita a Naturrà, dove, oltre a trovare un accorsato vivaio, una moderna erboristeria, un negozio bio ed una fattoria didattica, di prossima apertura, potrà fare un tuffo in una atmosfera irreale e magica, retrodatante a migliaia di anni fa, forse ai tempi dell’antica Roma, se non addirittura ad epoche ancora più remote.

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