EVASIONE CULTURALE A KM0, RUBRICHE

IL BELVEDERE DI SAN LEUCIO: LA GRANDE BELLEZZA E LA GRANDE BRUTTEZZA.

RUBRICA: EVASIONE CULTURALE A CHILOMETRO ZERO E AD EURO UNO – Viviamo nella storia, nell’arte e nella bellezza: tutto è a portata di mano. Bisogna soltanto riscoprirlo perché tutto è già intorno a noi e fruibile a costo pressoché zero; il costo di un caffè

Qualche giorno fa, mi recai a Caserta e per fare ritorno a Capua, decisi di percorrere un itinerario che mi è  sempre stato molto caro, quello denominato dei Gradilli, un percorso immerso nella natura, sebbene caratterizzato da numerosi tornanti. Prima di impegnare il tragitto prescelto, decidevo di fermarmi al Belvedere di San Leucio, per una breve visita a quel complesso monumentale. Q

Ricordo ai lettori che il sito di San Leucio, unitamente alla Reggia di Caserta, è stato riconosciuto come patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Qualche anno addietro avevo fatto ugualmente visita al medesimo sito e rimasi sconcertato dal fatto che il primo piazzale -che si incontra nel salire il magnifico e scenografico  scalone di rappresentanza che porta a quello superiore, ovvero al secondo, adducente al Belvedere  ed alla chiesa di San Ferdinando Re- si trovasse in uno stato di indescrivibile abbandono. Pensai che si trattasse di una situazione temporanea d’incuria che sarebbe stata rimossa nell’immediato, sia in relazione alla rilevanza mondiale del complesso monumentale che della circostanza che quello stato di squallore non poteva non essere notato da quanti intendono visitare il Belvedere, trovandosi su di un percorso pressoché obbligato per raggiungerlo a piedi.

Non mi fermo a raccontare perché il complesso di San Leucio è stato inserito nel patrimonio dell’Umanità, perché ci sarebbe molto da dire e lo scopo di questo scritto è, purtroppo, un altro, quello di documentare lo stato di degrado che è sotto gli occhi di tutti.  Martedì 30 novembre 2021, il piazzale testé citato presentava  abbondanti ciuffi di erbacce che per la loro robustezza ed altezza sono la prova più concreta della perdurante  negligenza nella cura dell’importante complesso monumentale.

Oltre l’erbaccia, che potrebbe rappresentare il minimo del degrado rilevato, si nota che tutti gli ambienti che prospettano sul suddetto malconcio piazzale -denominato “Atrio inferiore- parrocchia”, secondo quanto si legge su di una targa di marmo colà apposta- sono accessibili da parte di chicchessia, in quanto tutte le porte sono aperte o divelte. Dall’esterno, ho avuto modo di intravedere oggetti abbandonati, rifiuti  e lattine di vario tipo, chiaro segno di una frequentazione notturna dei locali. Dai disegni e dalle scritte lasciati sulle pareti, anche esterne, si può dedurre pure la natura antropologica dei frequentatori notturni.

Mi hanno particolarmente colpito due scritte, quasi simili, fotografate a corredo di questo articolo, del seguente contenuto “Use your brain …..but  I don’t  have a brain” e “ Use your brain  but ….  I don’t” (Usa il tuo cervello ….. ma io non ho cervello).

La risposta alle nostre perplessità circa la tipologia dei frequentatori del sito di San Leucio, proprio nel punto più esposto alla vista dei visitatori, l’ha fornita lo stesso Writer (graffitista): “Anche se mi invitate ad usare il cervello, io, purtroppo, non ho cervello”.

Ho terminato la mia brevissima visita portandomi sul Belvedere, ove in posizione pressoché simmetrica rispetto all’immenso complesso monumentale, adibito attualmente soprattutto  a museo, si stagliano due bellissime fontane, entrambe arricchite di due putti di eccezionale bellezza, che reggono un cratere: peccato che da esse non sgorgava un filo d’acqua, quel prezioso liquido che rappresenta la vita ed il motivo di ordine estetico per cui furono costruite, per abbellire il Belvedere.

Quando si fanno delle annotazioni sullo stato di degrado di alcuni luoghi pubblici, capita spesso che chi ne è responsabile della conduzione, sentendosi posto in discussione, adduca a giustificazione la mancanza di adeguati fondi finanziari per porvi rimedio.

Nella fattispecie segnalata, invece, non occorrono fondi particolari per porre almeno un freno ad un possibile ulteriore deterioramento del primo piazzale che si incontra salendo lo scalone adducente al Belvedere: basta rimuovere le erbacce e chiudere le porte attualmente spalancate o divelte. Serrando i locali, si oppone un ostacolo ai vagabondi che nelle ore notturne si trattengono in quegli ambienti, danneggiando ed imbrattando  un bene che è addirittura patrimonio dell’Umanità. Ove dovesse persistere il pregiudizievole stazionamento notturno di vagabondi, per dissuaderli sarebbe sufficiente inserire quell’importante sito tra quelli da sottoporre a discreta vigilanza. Alle fontane, da tempo mute, basterebbe ridare l’erogazione della preziosa acqua e restituirle, così, alla loro primitiva funzione. 

Durante la mia permanenza in loco, ho incrociato una comitiva di visitatori di lingua inglese. Mi sono chiesto che cosa avranno pensato –essi di cultura anglosassone e particolarmente sensibili al verde ed alla cura dei monumenti- di cotanto scempio, che faceva  squallida mostra proprio sullo scalone di accesso.     

Lo stato di degrado non si manifesta immediatamente ma è la risultante di un lungo processo di decadimento; l’occhio umano è pigro e finisce, purtroppo, con l’abituarsi allo stato d’incuria senza neanche più percepirlo. Infatti la popolazione stanziale è quella che, in genere, meno si accorge, a  differenza di chi vi arriva per la prima volta, dell’involuzione dei luoghi. 

Nel mentre mi congedavo dal Belvedere di San Leucio, la mia mente è andata alla  teoria delle “Finestre rotte”, introdotta nel 1982 da Wilson e da Kelling, che, in estrema sintesi, spiega che in un contesto di disordine e di degrado si innestano comportamenti antisociali aggiuntivi. In linea con quella teoria, lasciando sussistere l’attuale stato d’incuria, è presagibile che, nel posto indicato, le condotte disdicevoli possano vieppiù accrescersi in pregiudizio del contesto monumentale. Speriamo che a qualche vagabondo, più fantasioso degli altri, non venga in mente di eleggere definitivo domicilio in quei magnifici ambienti reali, con incantevole vista sulla pianura campana. 

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