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LA DOMENICA, GIORNO DEL SIGNORE…di don Franco Galeone

Per l’esatta comprensione del messaggio degli evangelisti, occorre conoscere le loro regole letterarie; una di queste si chiama “trittico”. Il trittico è un pannello centrale più grande e due ai lati più piccoli, che si comprendono soltanto in relazione a quello centrale. Ebbene, questa tecnica è applicata anche in questo Vangelo. Se non si tiene conto di questo, si rischia di travisarlo. Vediamo la prima parte, del pannello. “Gesù diceva loro: Guardatevi…”: è imperativo, cioè: “state attenti, c’è una categoria di persone che è estremamente pericolosa” e Gesù dà delle indicazioni per riconoscerla.

Chi erano gli scribi? Erano il magistero infallibile dell’epoca, i teologi ufficiali; ebbene, Gesù dà delle indicazioni per riconoscerli: “amano passeggiare in lunghe vesti… Ricevere i saluti nelle piazze… i primi posti nei banchetti… pregano a lungo per farsi vedere”. In realtà l’evangelista non dice che pregano a lungo per farsi vedere, ma “fanno vedere che pregano a lungo”, cioè la loro preghiera è una simulazione. È l’unica volta che Gesù condanna: non si tratta di un peccatore ma della casta religiosa al potere: “Essi riceveranno una condanna più severa!”, perché si servono della cultura per credersi superiori. Questo è il pannello iniziale.

E veniamo ora a quello centrale. “Gesù seduto di fronte al tesoro”: ecco chi è il vero Dio del tempio, è il tesoro, è mammona, è il denaro. C’è scritto nel secondo Libro dei Maccabei, cap.3, v.6, che “il tesoro di Gerusalemme era colmo di ricchezze immense tanto che l’ammontare delle somme era incalcolabile”. Ecco il vero Dio del tempio, ecco il vero Dio degli scribi!. “E la folla vi gettava le monete, poi viene una vedova povera” – non è solo vedova, ma è anche povera – “getta due monetine” – e commenta Gesù – “è tutto quello che aveva per vivere”. Allora Gesù si scaglia contro questi scribi, perché hanno deturpato il volto di Dio. Nel Libro del Deuteronomio Dio aveva stabilito che, con i proventi del tempio, bisognava assistere le vedove e gli orfani. Qui gli scribi sono riusciti a fare il contrario: sono le vedove che si dissanguano per mantenere il tesoro del tempio, questo vampiro che succhia loro il sangue. Allora Gesù dice: “lei nella sua miseria aveva gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”. Non è una lode, ma è un lamento per la vittima della religione. È un lamento per questa persona sfruttata che, anziché essere lei alimentata con i soldi del tesoro del tempio, è lei che alimenta questo dio-vampiro. Allora Gesù – ed ecco la parte conclusiva di questo trittico – è radicale: “Qui non rimarrà pietra su pietra che non sia distrutta!”.

BUONA VITA!

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