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LA DOMENICA, GIORNO DEL SIGNORE… di DON FRANCO GALEONE

Questa profezia è stata pronunciata da Ezechiele in un momento dramma co per Israele: Iehoiakin / יהויכין ( 598 a.C.): ultimo re discendente da Davide, era stato sconfitto e deportato a Bavel; era stato re solo per 3 mesi e 10 giorni, poi il re dei neo neobabilonesi, Nabucodonosor II, prese la città, incendiò il tempio e deportò il re con tutta la corte a Bavel, dove Iehoiakin rimase prigioniero per 37 anni. Questo disastro nazionale mise in crisi la fede di molti ebrei: come può il Signore promettere a Davide una discendenza eterna se poi il suo discendente si trova prigioniero a Bavel? A questo interrogativo Ezechiele – anche lui tra i deportati a Babilonia – risponde con un’immagine: la dinastia di Davide è come un cedro rigoglioso che un barbaro spietato (Nabucodonosor II) ha spezzato. Dio però rimane fedele: andrà a Bavel, coglierà un germoglio del cedro e lo pianterà in terra d’Israele. Questo germoglio fragile si svilupperà fino a diventare un immenso cedro. Iniziava l’attesa del messia Gesù, figlio di Davide. La lettura, quindi, è un invito a darsi di Dio, a intravedere, oltre la cronaca quo diana, il progetto di Dio che viene.

Questa breve parabola del Vangelo, un piccolo gioiello, ci è stata conservata solo da Marco, e può essere divisa in tre parti : la semina (v.26), la crescita (vv.27-28), la mietitura (v.29). La prima e la terza parte sono molto brevi, più estesa è la seconda. Qualche breve sottolineatura:

Cima del cedro… granello di senape. Gesù sta polemizzando con il profeta Ezechiele, che nel cap. 17 del suo libro dice “Il regno: immaginate un monte al ssimo e su questo monte un cedro spe acolare”. Ancora una volta Gesù cambia la nostra tavola di valori: non il grande, il padrone, ricco, il potente … ma il piccolo, il servo, il povero, il debole: questi sono i suoi preferiti : “Oracolo del Signore: Su chi volgerò lo sguardo? Sull’umile e su chi ha lo spirito contrito e su chi teme la mia parola” (Is 66,2).

In disparte, ai propri discepoli Gesù spiegava tutto questo: “in disparte” (κατ’ἰδίαν) è un termine tecnico dei Vangeli; tu e le volte che Gesù prende i discepoli in disparte non è un favore o un privilegio che fa loro, ma è un rimprovero: non hanno capito assolutamente niente. Allora Gesù deve rispiegare proprio tutto, perché i discepoli non capiscono, sono dominati dall’idea del successo, dell’ambizione, della carriera.

l’automaticità (αὐτομάτη): nel processo di crescita del seme, fino alla spiga, c’è un automatismo che sfugge all’azione del contadino: “il seme cresce da se stesso” (Joel Marcus); di notte egli può anche dormire, ma sotto la terra la vita è in attività; questo significa che noi dobbiamo imparare a non agitarci troppo; smetterla con quell’aria di protagonisti salvatori del mondo; se non riusciamo a dormire, a affacciamoci alla finestra e ascoltiamo il silenzio del cosmo, appoggiamo come gli indiani l’orecchio sulla terra e avvertremo il movimento silenzioso della vita, senza che noi possiamo fare nulla;

▪ l’evangelista non usa il termine seminare ma gettare il seme che rende quasi visibile il gesto ampio e solenne delle braccia del contadino;

nella terra: non in un campo definito e ristretto ma dappertutto, nel mondo intero; Dio semina non in una chiesa soltanto ma in tutti i popoli e religioni: Dio non è di nessuno, perciò appartiene a tutti ; evitiamo di fare una lettura trionfalistica o apologetica, come se la “chiesa” si identificasse con il “regno”; il regno non dipende da efficientismo, concordati, protezioni: il regno, come il seme, non ha bisogno di grandi numeri, ma di profondità. Il punto di riferimento per tutti è il regno di Dio. Questa “società aperta” allontana da noi ogni orgoglio, perché ritroviamo l’umiltà evangelica, la solidarietà con gli uomini. Diventiamo gli “amici del genere umano” (Origene), i “cultori dell’uomo” (Paolo VI);

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