1° settembre 2024 ✶ XXII Domenica TO (B)
Conservare o cambiare? (Mc 7,1)
In Egitto non è mai esisto un codice di leggi, anzi, la stessa parola “legge” è sconosciuta, perché il faraone, incarnazione del dio Ra/Ammon, stabiliva, con la sua parola, il giusto e l’ingiusto. Nulla di simile in Israele: la “legge” non è del re ma di Dio: il re ha il potere esecutivo e giudiziario ma non legislativo; il suo compito è che tutti osservino la “legge” del Signore, lui per primo. Nel giorno della sua incoronazione, gli era offerta una copia della Toràh, perché la meditasse ogni giorno della sua vita (Dt 17,18).
Prima lettura (Dt 4,1) Questo brano appartiene al primo dei tre discorsi che formano il libro del Deuteronomio, e che sarebbero stato pronuncia da Mosè stesso il giorno della sua morte (Dt 1,1- 5). Sono quindi le sue ultime parole, il suo testamento spirituale! Ma si tratta di un artificio letterario: l’autore sacro (anonimo!) mette in campo Mosè per dare autorevolezza alle sue parole: il libro in realtà è stato scritto poco prima del 400 a.C. ma Mosè è vissuto nel 1200 a.C.. Sono trascorsi, quindi, almeno 800 anni! Il libro del Deuteronomio è stato composto forse a Babilonia, forse da un sacerdote, forse nel 400 a.C. Troppi forse! È rivolto agli israeliti delusi e rassegnati al loro destino, dopo il loro ritorno in Israele dall’esilio di Babilonia. L’autore invita a non scoraggiarsi , perché essi sono sempre in possesso del dono più grande, la Toràh.
L’attaccamento alla Legge, che pure ha reso grande Israele, comportava due pericoli: ✢ mettere sullo stesso piano tutti ii precetti (248 positivi, quante erano le ossa del corpo umano; 365 negaviti, quanti erano i giorni dell’anno); ✢ credersi giusti non per grazia di Dio ma per la semplice osservanza della Legge. Gesù prende spunto dalle prescrizioni di purità rituale per insegnare che Dio rifiuta la pratica solo esteriore della religione e fa suo il rimprovero del profeta Isaia: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me” (Is 29,13 = Mc 7,6). Le tradizioni sono valide se, nell’oggi, ci aiutano ad osservare l’unico comandamento dell’amore di Dio e del servizio del prossimo.
Niente è impuro, perché Dio ha purificato tutto! Le cose erano pure o impure, sacre o profane, benefiche o malefiche, per ragioni misteriose. Non solo le cose, lo erano anche certi uomini (le donne, naturalmente, tutte!). Gesù ha abbattuto tutte le frontiere: nessuna cosa, nessun essere è impuro per natura o per nascita; ogni impurità viene dal cuore; solo il peccato rende impuri (At 10,11). Noi, nei secoli passati, abbiamo ricostruito i tabù aboliti da Gesù. Mi riferisco soprattutto a quelle superstizioni frutto della nostra male-educazione religiosa: in molti luoghi, per esempio, ancora oggi gli sposi ritengono impuri i loro rapporti sessuali, e si astengono dalla comunione; tanti fedeli provano terrore al pensiero di ricevere Gesù nelle loro mani, e perciò continuano a fare la comunione con la convinzione che la “bocca” sia più pura delle “mani”; la donna, agli occhi di molti, resta impura, e nella chiesa può raggiungere la sua dignità solo nella verginità, cioè rinnegando la sua femminilità.
Il pericolo di osservare la legge e di sacrificare l’uomo è presente in tutte e le religioni! “La legge è buona” dirà l’apostolo Paolo, proprio uno dei critici più severi della legge; solo che la legge diventa facilmente strumento di potere. Questo gruppo di farisei e di scribi, contro cui combatte Gesù, usa la legge per garantire il proprio dominio sugli altri; furono proprio i custodi della legge a uccidere Gesù, che non era venuto per abolire la legge ma per darle compimento e pienezza.
Noi, figli dei farisei più che fratelli di Gesù, abbiamo riformulato la legge del Talmud e del Codice, soffocando così lo spirito creativo della Parola; abbiamo riformulato la distinzione tra sacro e profano, che Gesù ha abolito. L’unica realtà sacra per Gesù è l’uomo vivente! Siamo ancora agli inizi, agli esordi del cristianesimo: la sua energia innovativa deve ancora manifestarsi!
Ipocrisia, formalismo, esteriorità sono pericoli sempre incombenti , soprattutto nelle persone che frequentano la religione; anche la chiesa primitiva corse il rischio di esserne intrappolata, e fu necessario un concilio, la forte parola di Paolo, per liberarsi dalle tradizioni giudaiche. L’apostolo Giacomo nella sua lettera ci dà un’indicazione preziosa: “Religione pura e senza macchia davanti a Dio è questa: soccorrere gli orfani e le vedove”. La mia coscienza è pura quando accetto di sporcarmi le mani per aiutare chi è in diffcoltà; sono vicino a Dio quando non sono lontano dal mio prossimo. Se il sacerdote e il levìta si fossero sporcate le mani, incrociando quel malcapitato, avrebbero celebrato un culto puro e senza macchia, gradito a Dio!
Buona vita e buone vacanze!