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LA DOMENICA, GIORNO DEL SIGNORE…di Don Franco Galeone

Il Vangelo di oggi va collocato in uno contesto polemico: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?” (Mc 12,28). Studiando le Sacre Scritture, i rabbini avevano ricavato 613 comandamenti. Tra i 248 comandi positivi (tante erano le ossa del corpo umano, secondo gli ebrei), e i 365 precetti negativi (tanti sono i giorni dell’anno), era naturale domandarsi: ma sono tutti uguali, tutti importanti questi 613 comandamenti? Alcuni rabbini si opponevano ad ogni forma di gerarchia, perché li ritenevano tutti importanti. Si racconta che rabbì Shammai, un giorno, prese a bastonate un giudeo che gli aveva chiesto quale fosse il primo comandamento. Per altri il più importante era osservare il sabato. Per altri: non avere altri dèi. Per rabbì Hillel, invece, era questo: “Ciò che non desideri per te, non farlo al tuo prossimo!”. Rabbi Aqiva insegnava: “Ama il prossimo tuo come te stesso!”. Qual era il pensiero di Gesù? Eccolo: “Ama il tuo Dio con tutto il tuo cuore, la tua anima, la tua mente, la tua forza!”. Poi, senza essere richiesto, aggiunge un secondo comandamento: “Amerai il prossimo tuo come te stesso!” (Lv 19,18).

Alcune osservazioni:
a) Solo Marco mette i due comandamenti in ordine gerarchico. In Matteo leggiamo: “Il secondo è simile al primo” (Mt 22,39). Luca non accenna a un primo e a un secondo comandamento (Lc 10,27). In tutto il resto del Nuovo Testamento non si parla più di due ma di un solo comandamento: l’amore dell’uomo. Il motivo è semplice: chi ama davvero l’uomo, ama anche Dio.

b) È sconcertante l’atteggiamento disinvolto che Gesù ha nei confronti dei comandamenti. Gesù nella sua risposta ha ignorato i tre comandamenti – i più importanti – che prevedevano gli obblighi nei confronti di Dio e ha elencato soltanto alcuni doveri nei confronti degli uomini.

c) Rimane da chiarire cosa intende Gesù con “prossimo”. Parecchi rabbini, rifacendosi a Dio che aveva creato l’uomo a sua immagine (Gn1,26), sostenevano che il termine “prossimo” comprendeva tutti, ebrei e non. In pratica però era riferito solo ai membri del popolo d’Israele. Gesù pone fine alla questione: “prossimo è chiunque si trovi nel bisogno, amico o nemico (Mt 5,43). Non ci sono due comandamenti, non dobbiamo togliere nulla all’uomo per offrirlo a Dio e viceversa.

Questa pagina di Vangelo ci ricorda che Dio va onorato non con un culto intermittente o con una messa domenicale, ma con un servizio continuo dell’uomo, non con pietistiche devozioni o con languide invocazioni, ma con un generoso, responsabile interessamento per l’uomo. Quale rivoluzione in questa rivelazione! Ma questa rivoluzionaria rivelazione noi l’abbiamo compresa solo in parte. Noi professiamo ancora solo una metà del cristianesimo, forse la meno importante, certo la più comoda: quella che Gesù è Dio; ma l’altra metà, che Gesù è uomo, è ancora troppo mal compresa e poco osservata.

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