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LA MIRABILE STORIA DELLA CHIESA E DELL’OSPEDALE DI SAN LAZZARO DI CAPUA: LA CHIESA C’E’ ANCORA MA TUTTO IL RESTO E’ STATO RIMOSSO, COMPRESA LA MAGNIFICA FIERA CHE VI SI TENEVA ANNUALMENTE DELLA QUALE E’ RIMASTA SOLTANTO UNA VAGA MEMORIA. QUINTA PARTE (QUARTA PARTE PUBBLICATA IL 12 FEBBRAIO 2025)

VOTI OFFERTI A SAN LAZZARO PER GRAZIA RICEVUTA DAI FEDELI
La chiesa di San Lazzaro era frequentata in tutto il periodo dell’anno e non solo
nel giorno della ricorrenza del Santo. Ad essa giungeva gente proveniente dai luoghi più
disparati. Per tale motivo il luogo sacro rimaneva aperto dalla sera alla mattina per
accogliere i fedeli che vi accedevano chi per una preghiera, chi per raccomandarsi
semplicemente ed ancora quanti vi si recavano per corrispondere un’offerta per la
celebrazione delle messe in memoria dei defunti parenti. Vi giungevano anche
persone che offrivano dei doni al santo a cui la chiesa era intitolata. Le esigenze
erano tali da imporre la presenza di un cappellano sia per la celebrazione delle
messe che per le oblazioni e le confessioni, nonché per la ricezione e la collocazione
dei voti (nella foto di testa, gli ex-voto attuali conservati nella sagrestia del tempio).

Generalmente i devoti, in segno di gratitudine, per una grazia ricevuta usavano portare in chiesa dei quadretti di legno in cui era rappresentata l’immagine di San Lazzaro Mendico e naturalmente anche quella della persona che aveva tratto beneficio dall’intervento miracoloso del Santo. I quadretti, poi, venivano appesi in chiesa, bene in vista di quanti vi si recavano in visita. Molto spesso, in alternativa ai
quadretti di legno, i Voti consistevano in riproduzioni in cera o in cartapesta delle parti del corpo sanate dall’intervento miracolistico del Santo.

I Voti più preziosi venivano forgiati in argento. I Voti pendevano nella chiesa, in genere, in posizione
ordinata e, spesso, anche in maniera confusa, a causa del loro numero, che ne rendeva impossibile una ordinata collocazione. Lo Jannotta, tra i tanti voti che vide esposti, richiamava l’attenzione su di una croce di legno, molto semplice, spoglia di qualsivoglia immagine richiamante la figura del Santo che si intendeva omaggiare, che era stata trasportata colà da un francese, proveniente da Marsiglia. Sotto la
croce, proveniente da così lontano, per rammentarlo a futura memoria, fu posta una iscrizione che si trascrive: ”Nell’anno 1698, un certo Francese, per voto fatto, portò per quattro mesi continui sopra le spalle questa Croce di peso libre cento, e più, dalla Chiesa di San Lazaro di Marsiglia a questa di Capua”.

Un tempo, presso la chiesa era istituito l’Ordine dei Cavalieri di S.Lazzaro. Nella stampa antica, un membro di allora

Dal contenuto dell’iscrizione deduciamo che la Chiesa di San Lazzaro di Capua
era nota finanche oltralpe, che il culto di esso era conosciuto anche nel resto
d’Europa e che a Marsiglia aveva sede un luogo di culto intitolato al medesimo
Santo.
L’abitudine di recare voti nella Chiesa di San lazzaro era molto antica; poiché
erano molti, l’autorità religiosa si preoccupava anche di rendicontarne il numero. In
un inventario del 1661, l’anno citato nel libro dello Jannotta, se ne contavano dieci
in cera, quarantanove di argento ed un numero indeterminato di legno. Da altra
documentazione si apprendeva che nel 1662 un possidente -un certo Paolo di
Aversa Napoletano-, per voto fatto a San Lazzaro, consegnava a quella chiesa diversi
pezzi d’oro lavorato con lo scopo di far celebrare messe e per venire in soccorso ai bisogni del cappellano prepostovi.
Un’usanza meritevole di essere ricordata consisteva nel chiedere l’elemosina
nei pressi del sagrato della chiesa per raccogliere fondi da destinare al culto di quel
Santo. Vi si dedicava sia il popolo minuto che quello nobile; pure gli ecclesiastici
contribuivano nella cerca delle elemosine. Nell’anno 1692, per due giorni, anche la
Vice regina di Napoli –Contessa di S. Stefano- volle chiedere l’elemosina per
raccogliere fondi per la Chiesa di San Lazzaro. In segno di devozione per una grazia
ricevuta donò una bellissima e preziosa lampana (lampada, lucerna) di argento, del
peso di undici libbre e cinque once, riportante stampate su di essa le armi del suo
casato.
Un’altra lampana di argento, anch’essa di un certo valore, fu donata da un
cittadino di Teano –D. Giuseppe Zarone-, cognome, quest’ultimo, ancora molto diffuso
in quella località.
Nel XXXVIII secolo era già invalsa l’usanza di distribuire tra i fedeli, a cura del
cappellano della chiesa, l’immagine stampata di San Lazzaro Mendico.
FINE QUINTA PARTE

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